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 Zungri: Il Culto della Madonna della Neve

 >>====> Zungri 

Il CULTO DELLA MADONNA DELLA NEVE A ZUNGRI

a cura di Francesco Fiamingo

Documenti storici, relativi alla comunità Zungrese, riferiscono dell’esistenza della Parrocchia S. Nicola fin dalla metà del 1500; in data successiva 1643, in aggiunta alla parrocchia S. Nicola, è citata la beata Maria Nives del casale di Zungri. E’ da ritenersi quindi che, già da questo periodo, è iniziata la devozione per la Madonna della Neve. Il titolo “Madonna della Neve”, trova origine nei primi secoli della cristianità ed è legato alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. La leggenda in merito racconta di un nobile patrizio romano, di nome Giovanni e di Sua moglie, i quali non avendo avuto prole decisero di devolvere tutti i loro beni, nella costruzione di una Chiesa in onore della Madonna. Il riferimento è l’anno 352 d.c. quando, nella notte del 4-5 Agosto, ai due sposi, apparve in sogno una nevicata, nel territorio di  Roma. I due, il mattino dopo, si recarono dal Papa Liberio che nella notte aveva avuto lo stesso sogno. Giunti sul luogo indicato nel sogno, il colle Esquilino di Roma, nel caldo del mese d'Agosto trovarono un’area del territorio coperta di neve. Fu lo stesso Pontefice a tracciare su di essa il perimetro della nuova chiesa, inizialmente indicata "Liberiana", dal nome del papa; negli anni successivi prevalse il culto popolare e fu chiamata "ad Nives".  "Il miracolo della neve", con il pontefice che traccia le linee della nuova Chiesa, è rappresentato in un dipinto del 1400, di Tommaso di Cristofaro Fini (1383-1440), detto Masolino da Panigale. La chiesa è andata distrutta durante il papato di Sisto III, (432-440) il quale, in ricordo del Concilio d'Efeso che aveva proclamato la divina maternità di Maria, sul medesimo luogo fece erigere la più grande ed imponente Chiesa di Roma dedicata alla Madonna, che fu indicata come Basilica di S. Maria Maggiore. Le attuali forme architettoniche sono del 1700, periodo a cui risalgono i lavori di restauro.

Il culto della Madonna della Neve si è sempre più affermato nel tempo, in Italia sono circa 150 i santuari e le chiese, intitolate a questo nome.

Ricordiamo, che la Madonna della Neve è patrona nei seguenti comuni:

Ascoli Piceno, Brossasco (CN), Cartigliano (VI), Celle di Bulgheria (SA), Cristiano (TA), Codroipo (UD), Cuglieri (OR), Francofonte (SI), Gazzo Veronese (VR), Giarratana (RG), Novi Ligure (AL), Penna in Teverina (TR), Pietrabbondante (IS), Nuoro, Rovereto (TN), Torre Annunziata (NA) – Sangineto (CS), Santa Maria Maggiore (VB), Susa (TO), Zaccanopoli (VV), Mesiano di Filandari (VV), Zungri (VV).

In provincia di Reggio Calabria, la Madonna della Neve è venerata nelle parrocchie di S. Giovanni Sambatello, Riparo, S. Lorenzo.

Nella vicina Tropea, la chiesa rinascimentale "Michelizia" è intestata alla Madonna della Neve. Una leggenda tropeana, narra di un ricco mercante locale “Michele Milizia”, (da cui trova origine il termine Michelizia) il quale, sorpreso da una tempesta lungo la costa, fece voto alla Madonna della Neve di erigere un tempio in Suo onore, sul punto in cui quella notte una luce lo guidò verso l’insenatura del porto.

La comunità zungrese in Argentina, ha costituito “l’Associazione Madonna della Neve”, nella città di Buenos Aires, di cui è presidente il sig. Giuseppe Licastro. La festività si venera nella prima Domenica d'Agosto, nella Parrocchia Sacramento Corazon de Jesus, Calle Moliere 860 quartiere Villa Luro, nelle cui vie si svolge la Processione con il quadro venerato.

Sul quadro della Madonna della Neve che si venera a Zungri, si hanno pochissime notizie, storie e leggende varie, ma nessun documento che n'attesti la provenienza e l’autore. Il dipinto, olio su tavole, rappresenta un episodio di lieta familiarità con la Madonna seduta che sostiene in piedi Gesù, il quale accarezza il volto, protratto in avanti, di Giovanni sulle gambe della mamma Elisabetta in ginocchio. Nella parte superiore del dipinto è evidenziato un piccolo riquadro con dei colli innevati, attraversati da un ruscello. Il riferimento è certamente il colle di Roma dove sorge la Basilica di S. Maria Maggiore. A giudizio degli esperti d’arte si presume, che il quadro sia di grande valore artistico.

La configurazione e disposizione delle figure, sono una classica rappresentazione del rinascimento, presenti in un celebre quadro della sacra famiglia di Raffaello e custodito al Louvre di Parigi.

Alla morte di Raffaello (Urbino1484 - Roma 1520) il pittore – architetto Giulio Pippi (Roma 1499 - Mantova 1546), detto Giulio Romano, eredita la bottega del maestro di Urbino dalla quale secondo gli esperti d’arte, potrebbe provenire il quadro della Madonna della Neve di Zungri.

In allegato riportiamo, dal libro di mons. Aurelio Sorrentino "Maria SS. della Neve Patrona del Popolo di Zungri", la relazione del professor Pietro Barillà del 13 Ottobre del 1913, che accompagnò la petizione al Vaticano per l’incoronazione del quadro nel 1914.

Piccola Sacra Famiglia 1518-19

Olio su tavola - Raffaello Sanzio e aiuti - Museo del Louvre a Parigi

“Se dico che a Zungri, ridente paesello nell’altopiano Monteleonese, esiste una antica pittura di rara bellezza, potrei, solo in buona fede, ingannare i cultori di siffatte cose. Ma l’ardente desiderio, che sempre mi commuove e mi spinge alla ricerca delle cose d’arte,mi giustifica e mi scusa anche se la mia modesta impressione sulla pittura di Zungri sia del tutto errata. La pittura sacra, destinata purtroppo a scomparire per il modo barbaro com'è conservata, rappresenta una conversazione dipinta su tavola: è l’espressione di un momento di pura bellezza e per l’ingegnosa composizione delle figure e per la tenue luce dorata che dà più originalità all’affettuosa adunanza sacra.

Colla scorta ed il pensiero delle pitture antiche che ho potuto osservare nelle diverse pinacoteche, è che mi propongo di dire il mio modesto parere sulla tavola di Zungri, sicuro di non allontanarmi tanto dalla verità. Da quello che mi dicono i vecchi del paesello, ho potuto stabilire che la tavola appartenesse all’antica città di Mesiano interamente distrutta e che rinvenuta fra i ruderi la pittura fu oggetto di strane leggende. Nulla esiste che possa identificare la pittura, di forma quadra, dalle dimensioni di 1 metro per 1 e 30,in cui le figure raggruppate in maniera classica fanno ricordare le composizioni dei quadri sacri appartenenti a quel glorioso periodo della rinascenza. E siccome qualche mano sacrilega e inesperta ha temerariamente cercato di restaurare le spaccature della tavola stessa, e senza accorgersene faceva opera di distruzione, tagliando e modificando alcune parti, pur nondimeno in quelle intatte si scorge ancora una sobrietà sorprendente di colorito, con espressione improntata a puro realismo, non privo certo di un soffioni vita ideale. Io penso ad un grande artista del secolo XVI educato ai puri modelli dell’antichità non tralasciando i cartoni dei maestri toscani.

E non voglio troppo indugiarmi in vane ricerche per sapere in che modo si sia potuto trovare nella modesta chiesetta di Zungri, e non voglio intemperie e  alla stregua dei racconti più o meno immaginari e ritengo perciò sufficiente la diretta osservazione della pittura. La tavola rappresenta la Madonna col Divino Gesù, S. Elisabetta col piccolo Giovanni Battista. Sono in una lieta familiarità e paiono vivere in un’intensa vita terrena ma coll’animo trasportato a più rare estasi divine. La Madonna, seduta, guarda amorosamente il Figlio che tiene fra sé, sicuro e ben certo, nell’atto che affettuosamente carezza il compagno di trastulli. Questo dalle braccia della madre prostata e piena di umiltà, cerca ad avvicinarsi al Divino Gesù, sorridendo e con infantile amorevolezza. La scena è una rara poesia di vita domestica, umile e semplice, in cospetto della natura. La madonna veste un manto azzurro ampio, a pieghe larghe e le vesti di porpora staccano intonatissime su di un drappo di smeraldo, all’estremo del quale, in piccole proporzioni, si apre un paesaggio di colli: silenzioso scorre un rivolo d’acqua e un alberello si protende nel cielo aurato di tramonto. Dalla bottega del divino Urbinate molte di queste opere sono uscite, e ancora vivono conservate all’ammirazione di tutti. Vivono tante espressioni di divine femminilità, in cui il maestro Perugino fa predominare l’espressione celestiale su quella terrena; il divino e più che l’umano.

Vivono queste figure della grande aurora fra noi, vivono disperse per ogni dove;incoronate di oro e di gemme sugli altari dei grandi templi, velati di ricchissimi veli, nascoste nelle case dei ricchi collezionisti, esposte nelle grandi gallerie e musei del mondo. Vivono ancora sperdute nelle povere e solitarie chiese dei villaggi alla mercé del buon parroco e alla gratitudine di qualche mecenate. E alla Madonna di Zungri è toccata questa sorte, e quel che peggio abbandonata alla tarla e qualunque intemperie. Eppure Essa è la madre di tutti quei poveri fedeli, la Regina che spande grazie e che soccorre, è la Vergine dolce e pia dei poverelli. E io stesso li ho visti inginocchiati uomini, donne, vecchi e fanciulli preganti con misticismo sublime e con umile  rassegnazione.

Ho detto quello che ho sentito guardando la Madonna di Zungri e se avessi potuto esprimermi con la grazia e penetrazione di un competente più provetto, avrei senza dubbio aggiunto ancora parole nuove alla mia disadorna descrizione che avrà il solo merito di essere sincera.”

       prof. Pietro Barillà    Roma 15 Ottobre 1913  

Con decreto del Capitolo Vaticano del 1914, sul quadro di Zungri furono incoronati la Madonna e Gesù Bambino, dal vescovo della diocesi di Mileto Mons. Giuseppe Morabito. L’oro per la fusione delle due corone è stato offerto dalla devozione del popolo zungrese.

Relazione della Soprintendenza di Cosenza che nell’anno 1977 ha eseguito i lavori di restauro del quadro, tratta sempre dal libro di Mons. Aurelio Sorrentino.

“La tavola raffigurante la Madonna col Bambino, S. Elisabetta e San Giovannino della chiesa parrocchiale di Zungri, nota come la Madonna della Neve, è da ritenersi copia antica o replica dalla cosiddetta Piccola Sacra Famiglia ora conservata nel museo di Louvre a Parigi, ritenuta di solito opera eseguita nella bottega di Raffaello negli anni 1518-1519 per il cardinale Gouffier de Boissy.

Passò in seguito (1662) al conte di Brienne che la cedette a Luigi XIV. E’ però da dire che la Piccola Sagra Famiglia del Luvre non costituisce il punto di riferimento esclusivo per la Madonna della Neve; la replica di Zungri differisce infatti dalla tavola del Louvre nello sfondo,poiché mentre la scena parigina è ambientata in un aperto paesaggio, quella di Zungri è vista in un “interno”sullo sfondo di un tendaggio e di una finestra. Tale soluzione è adottata in un’altra opera dello stesso Raffaello, nella cosiddetta Sagra Famiglia di Francesco I, firmata è datata 1518, per cui è da dedurne che l’autore dell’opera esaminata attinse a più di una fonte di ambito raffaellesco e dovette essere perciò al corrente degli avvenimenti verificatesi sullo scadere del secondo decennio del secolo. Indicare un possibile nome è certo azzardato,anche perché la tavola, sebbene liberata nel corso del restauro di alcuni fa delle vaste ridipinture che la coprivano,è risultata assai degradata. Ma certo la presenza di un dipinto di così stretta accezione raffaellesca fa tornare in mente che opere di tale ambito circolavano anche al Sud: ed è significativo ricordare che nella collezione di Guglielmo Ruffo di Scilla esistevano quadri di Raffaello e della scuola, fra cui in particolare “un quadro antico della Casa, creduto della scola di Raffaello, che rappresenta la Madonna, il Bambino e S. Giovanni, con la cornice nera a tre ordini d’oro di palmi 41/ 4 e 3”, come è attestato dal primo inventario della quadreria del principe di Scilla pubblicato nel 1898 da Eustachio Rogadeo di Torrequadra.”

 Maria Pia Di Dario Guida

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 La Madonna Pellegrina

La festa in onore della Madonna della Neve è celebrata il cinque Agosto d’ogni anno e considerando il periodo di ferie è anche predominante l’interesse per le manifestazioni civili.

In questo nostro percorso ci allontaniamo dalla mondanità della festa estiva, per evidenziare altri aspetti tradizionali nel culto alla Madonna della Neve a Zungri. A metà degli anni venti, fu il giovane parroco del tempo (Nicola Fiamingo 1879-1970) ad istituire un intimo legame di preghiera tra l’immagine della Madonna e la famiglia zungrese. Su una cassetta di legno, dalle dimensioni di circa 30 cm x 40cm con intercapedine per l’inserimento delle offerte in denaro, fu inserita l’immagine del quadro della Madonna e proposto ai parrocchiani di farla girare e venerarla, un giorno per ogni famiglia.

Iniziò così questa tradizione che dura ormai da circa ottanta anni. In effetti, l’arciprete  Nicola Fiamingo affiancò tale culto a quello già in uso dal secolo precedente, avviato dalla Congregazione del Rosario, con la venerazione del quadro della Madonna di Pompei. Il Quadro in oggetto, tutto tarlato dal tempo, è custodito nella  chiesetta  di S. Anna. Per pochi anni i due quadri continuarono separatamente a girare per le case del paese; poi, con lo scioglimento della Congregazione, il quadro del Rosario fu ritirato.

Quadro del Rosario

 - Inizio secolo XX -

Girava per le abitazioni di Zungri

Le persone anziane del paese, ricordano la sosta della Madonna nelle loro case, come un giorno di festa per tutta la famiglia. Si preparava un altarino per appoggiare il quadro con le coperte o ricami più belli che si tenevano in casa, si adornava con i fiori disponibili in quella stagione, oppure si creavano degli addobbi con filamenti d’erba essiccati; non mancavano mai le ardenti "lampe" ad olio.

La sera, soprattutto, alla famiglia si univano parenti e vicini di casa per recitare il Santo Rosario e lodare la Madonna con canti a Lei intitolati. La prima immagine in cornice di legno è stata sostituita, alla fine degli anni quaranta, con una fotografia a colori di dimensioni circa 40 x 50 raffigurante il quadro della Madonna della Neve, che gli emigrati zungresi venerano nella città di Buenos Aires. E’ una fotografia proveniente dall’Argentina, ne sono testimonianza i colori diversi dal quadro che si venera a Zungri e la scritta sulla foto: “A devozione di Vincenzo Mazzitelli", emigrato zungrese a Buenos Aires.

Degli anni cinquanta e sessanta sono ricordati alcuni devoti che, ogni giorno, seguivano di casa in casa il pellegrinaggio del quadro. Tutti i pomeriggi era la devota Emma Pascuzzi (donna Hjiemma 1897-1985) a recitare il S. Rosario con i presenti in casa. La sera la stanza, dove era esposto il quadro, si riempiva completamente, molti restavano in piedi sulla porta o all’esterno. Era sempre la signora Elisabetta Fiamingo (nipote dell’arciprete 1897-1969) con la Sua brillante voce ad iniziare il Rosario e condurre il percorso delle preghiere. Di Lei, sono ricordate alcune preghiere dialettali quali "U patrinostru Piccirihjiu ", l’immancabile preghiera a San Bernardo, ed il saluto che faceva alla Sua entrata davanti al quadro della Madonna:

“Bonasira Sacratissima Reggina,

vinni na peccatura,

mu vi adura e mu v’inchina,

a ‘VVui e Vostru figghiu,

e di mia particolari,

non vi pozzu abbandunari,

stu salutu vi lu fazzu io

bonasira Madri di Dio”.

 

“Patrinostru piccirijiu,

cu lu sapi ‘mbiatu ihjiu,

u sacciu io e Sant’Anna mia,

e chiru chi canta a Litania.

‘nce nu santu filu destru,

chi ‘tteni u libbru apertu,

lu teni lunghu e dirittu,

u ‘nci capi Gesù Cristu.

Gesù Cristu non ‘nci capiu,

di na mani ‘ndi pigghiau.

Cu lu dissi e cu lu scrissi,

la Madonna lu sapissi”.

Una persona anziana, dai capelli bianchissimi, è ricordata per i vecchi canti dialettali, in onore della Vergine, che conosceva ed intonava con la Sua bella voce; si chiamava Francesco Pugliese (detto "u muricca" 1884-1971). Ritornava tardi e stanco dai lavori di campagna, ma la Sua presenza era sempre gradita. Il testo, della successiva lode alla Madonna, è attribuito a Lui; raccontava che nella creazione di questo canto, per ben cinque notti consecutive gli era apparsa in sogno la Madonna della Neve. Il tempo e le varie trascrizioni ed interpretazioni, hanno modificato il testo, completamente dialettale in origine.

O Bella mia Regina

  Bella mia Regina

amabili Maria

mira quest’anima mia

amabili pietà

Rit.

“Madonna della Neve  guardaci  cu bontà”

In questo mondo  orrendo

di pianto e cose brevi

Madonna della Neve

Guardaci con bontà.

Rit.

Mira il mondo  impiangi

Chiese il corpo impresso

A chè persona adesso

Non so quale ronda è.

 Rit.

Quando infermi inviti porti

a date brevi Madonna della Neve

guardaci con bontà;

Rit.

So che pietosa degna

e tutto cuore

verso i peccatori io tengo

confideranno a Te

“ Madonna della neve guardaci cu bontà”

Bisogna segnalare che i canti e le preghiere erano intervallati anche da altri discorsi, quali, i lavori nei campi, il tempo, l’andamento dell’annata, voci su qualche “fuhjitina”; inoltre, un bicchiere di buon vino, dolci fatti in casa e frutta secca non mancavano mai. Un incontro mistico di preghiera, intorno al quale, si trovavano anche le motivazioni per scambiare notizie ed opinioni varie. Nel 1978, il quadro si presentava con delle parti annerite, dovute a principi d’incendio. Fu così, che per devozione dei coniugi Bettina Fiamingo ed il compianto Dott. Paolo Sorrentino(1925-2006) fu dato mandato per la realizzazione di una nuova cornice. L’opera, un’edicola realizzata in legno con esposizione sempre della stessa immagine, è frutto della maestria di due abili falegnami: Il defunto, mastro Gaetano Potenzoni (1918-1994) e mastro Cesare Silvio Cammareri. Nella serata del 27/03/1978, in una solenne funzione religiosa celebrata dal parroco Don Paolo Pietropaolo, nella Chiesa della Madonna della Neve è stato presentato ai devoti zungresi il nuovo quadro che prosegue la tradizione di girare di giorno in giorno per le case della nostra comunità; ancora oggi si aspetta e si accoglie con ansia, trepidazione e fede. Rispetto al passato gli incontri di preghiera sono meno numerosi, mancano le figure guida segnalate in precedenza e le devote disponibili ad intonare i vecchi canti. La tradizione, l’amore e devozione degli zungresi, verso la loro Santa Protettrice, proseguono comunque nel tempo con sentimenti di riconosciuta gratitudine, e tutti a Lei si stringono e si affidano. Così, ogni mattina quando il quadro lascia un'abitazione, la persona che lo prende in consegna per trasferirlo alla propria, lascia il seguente messaggio: “A Madonna u vi dassa a saluti e a paci” e gli altri rispondono "hjia sapi e provvidi”

Edicola votiva che gira nelle abitazioni di Zungri

Devota zungrese davanti all’edicola della Madonna della Neve

Coroncina  (Novena)

Che si recita in onore di:  Maria  SS. ma della Neve

V - Deus, in adiutorium meum intende.

R - Domine, ad adiuvandum me festina

1 - O vergine SS.ma Regina degli angeli e giglio purissimo delle convalli, Voi che nell’animo dei due felici sposi del patriziato romano infondeste il santo proposito di dedicare tute le loro grandi ricchezze per innalzare un magnifico tempio alla Maestà vostra; infondete nei cuori di questi vostri devoti il fermo proposito di distaccarsi dai beni di questo mondo per cercare solo il Bene Sommo.

Ave Maria, Gloria…..

“Tu della vita il Golgota

Irradia, o tutta bella;

sollevaci all’Empireo,

o mattutina stella.”

2 - O Vergine SS.ma, Imperatrice del l’Universo e fulgida stella del mare, Voi che nella stessa notte del cinque Agosto appariste ai due fortunati sposi dell’aristocrazia romana e al supremo Gerarca della Chiesa, ordinando loro di costruire il glorioso tempio sul suolo che al mattino avrebbero trovato coperto di neve; concedete anche a noi, nel mare tempestoso della vita, l’apparizione della mistica Stella, affinché possiamo vedere la via che mena al porto della salvezza eterna.

Ave Maria, Gloria ….

“ Tu della vita, …ecc.

3 - O Vergine SS. ma, fonte sigillata delle acque del Salvatore e nostra gloriosa Protettrice, per il gran miracolo da Voi  operato nella città eterna, quando sotto un calore tropicale faceste cadere la neve sul colle Esquilino, indicando con essa il luogo e la dimensione del nuovo tempio che volevate dedicato al vostro culto; ottenete ora che scendano le divine rugiade della grazia nelle anime di questi fedeli e vi tolgano l’arsura di tutte le passioni del  mondo.

Ave Maria, Gloria…

“Tu della vita,…. ecc.

4 - O Vergine SS. ma, celeste Sposa dello Spirito Santo e bianca colomba sitibonda d’Amore, Voi che coprendo di neve, nel mese di Agosto, soltanto uno dei sette colli di Roma deste a tutto il mondo il sublime insegnamento che per vedere la luce di Dio ed entrare nel regno dei cieli è necessario conservare l’anima candida come la neve; ottenete anche a noi la grazia di praticare la bella virtù della santa purità, di modo che il nostro cuore diventi il tempio dello spirito Santo.

Ave Maria, Gloria……

“Tu della vita,..….. ecc

5 - O Vergine SS. ma della Neve, incomparabile Madre di tutti gli uomini e speciale Avvocata del popolo di Zungri, Voi che arricchiste la grandiosa basilica del colle Esquilino col Santo Presepio del Vostro Figlio Gesù e col titolo di Santa Maria Maggiore; arricchite, oggi e sempre le anime nostre col tesoro di tutte le grazie, le quali ci facciano meritare il dolce titolo di figli vostri. Così sia.

Ave Maria, Gloria……

“Tu della vita……..ecc

Zungri  anno 1925                              Arciprete  Nicola Fiamingo

Il libro di preghiere di Mons. Aurelio

Il libro di preghiere dell’arciprete Nicola Fiamingo

Preghiera alla Madonna della Neve

Zungri 5 Agosto 1995 - Aurelio Sorrentino, Arcivescovo Emerito di Reggio C. e Bova

O Maria, più candida della Neve, noi ti salutiamo immacolata e madre, madre di Dio e madre nostra. Ti proclamiamo beata perché hai creduto, benedetta fra tutte le  donne. Tu sei l’amore che non tradisce, sei la fedeltà che non viene mai meno, sei la misericordia che perdona, la speranza che non delude. Con il  tuo Magnificat, che segna l’inizio dei tempi nuovi e ha anticipato il messaggio evangelico, tu ci hai indicato il cammino e tracciato un programma di vita cristiana.

Aiutaci, o Maria, ad essere fedeli alla scelta che  abbiamo fatta e dalla promessa di seguire il Figlio tuo Gesù Cristo, via, verità e vita. Con te e come te vogliamo fedelmente collaborare all’opera della redenzione con la nostra preghiera, con la testimonianza della nostra vita, offrendo le nostre sofferenze, portando Cristo ai fratelli come tu hai portato nella casa della parente Elisabetta.

Ottienici, o Maria, il perdono delle nostre colpe in modo che possiamo essere bianchi come la neve. Sostienici nelle nostre difficoltà, quando siamo sballottati dal dubbio, o quando, come smarriti viandanti, non sappiamo dove siamo e dove andare. Custodisci l’innocenza dei fanciulli, conforta la sofferenza dei malati. Sostieni quanti, con spirito di servizio, sono impegnati per la nostra promozione umana e cristiana. Fa che le nostre famiglie siano come la tua Nazaret, scuole di umanità e di formazione cristiana, santuario della chiesa domestica. Benedici i nostri cari vicini e lontani. Proteggi il nostro paese, che ti ha scelta come nostra regina e nostra patrona.

O Maria, noi ci affidiamo totalmente a te per sempre, sicuri che seguendo te non sbaglieremo, pensando a te non ci smarriremo, se tu ci guidi e ci proteggi non falliremo la meta.

Amen.

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Canto popolare antico dedicato alla Madonna della Neve in dialetto zungrese, parzialmente proposto dal coro parrocchiale di Zungri. In sottofondo si ascolta l'Inno alla Madonna della Neve cantato durante la Santa Novena e di seguito trascritto. ( Attesa per lo scarico tramite modem, circa 5' ).

"Madonna di la Nivi"

 Madonna di la Nivi siti chiamata,

di l’angeli e di santi siti servuta.

Di lu celu calastivu ‘ncurunata,

e lu pitturi  fu Santu  Leo Luca.

Subbra nu chianu fustivu frabbicata

a mezzu di tri terri cumbicini,

Rosanna è na brunetta Lovriana

e ‘nda 'vvenutu ciunchi e stroppiati

hannu sanatu senza medicina.

A Hjlandari ‘ju cappella teni,

fora di Zungri non s’indi po’ fari.

E Zungri non si chiama ‘cchiù casali

Si chiama la città di la Nivi.

Subbra a s’artari na funtana surgi,

sugnu li grazzii vostri, Madonna Mia.

Sta storia la cacciau San Simeuni

Chimmu u diventanu provinciali,

e 'mmu l’aiuta Dio nostru signori,

Puru San Petru chi tenia li chiavi.

Ora che ditta st'orazioni Santa

La disponimi a ‘vvui, Madonna Mia,

‘ndi la mentiti a chida Gloria Santa

‘pe quando è l’ura di la morti mia.

Il Coro Parrocchiale di Zungri

In alto da Sx: Maria Neve Valente - Eleonora Gaudioso - Arianna Rizzo - Chiara Casuscelli - Sabrina Caserta - Gabriella Limardo - Concetta Magnoli - Marianna Niglia.

Seconda fila:  Antonella Casuscelli – Federica Gaudioso – Laura Raffa - Fabio Incollà - Eleonora e Rosa Vallone In basso: Antonella Raffa – Luisa Cichello.

Il coro con il parroco "Don Felice La Rosa

Targhetta del Santuario Diocesano Mariano

" Maria S.S. della Neve "

 Il Santuario Mariano Diocesano di Zungri

A 92 anni dall’incoronazione del quadro  della Madonna  della Neve avvenuta nel 1914, il 16/07/06 la Chiesa ad Ella intitolata è  stata elevata,  dal vescovo della diocesi di Mileto mons. Domenico Tarcisio Cortese, a “Santuario Diocesano Mariano”, su richiesta del  giovane sacerdote don Felice  La Rosa, guida spirituale della parrocchia di Zungri. Il parroco nella lettera  scrive: “ La comunità Parrocchiale di Zungri, desidera accogliere i tanti pellegrini che quotidianamente si recano nella nostra Chiesa per ringraziare, consapevoli di essere stati amati da Dio prima che noi fossimo capaci di farlo”.  Il Santuario Maria SS della Neve è un omaggio attorno alla Madonna intorno alla quale si sviluppa la vita e la storia della Chiesa, la caduta della neve aggiunge il parroco, “è sempre uno spettacolo meraviglioso – cadendo lentamente  sotto forma di  cristalli o di stelline, alla fantasia del poeta suscita immagini e stimola richiami  a fondamentali verità della nostra fede. Come la Neve, Maria Immacolata, piena di Grazia; maternamente feconda  di una nuova umanità, da tutte le generazioni è chiamata beata”. Don Felice, non ha informato i suoi parrocchiani dell’evento, ma li  ha invitati  a radunarsi davanti alla Chiesa della Madonna della Neve, la sera del 16/07/06 .  La popolazione zungrese sempre solerte e devota al richiamo, si è riunita davanti al sacrato; erano presenti anche le autorità  comunali, il Sindaco e la giunta. La porta centrale della Chiesa e le due laterali erano chiuse e intorno alle ore 21, il parroco ed il  seguito dei chierichetti  si sono presentati all’ingresso. Un nastro è stato tagliato dagli stessi genitori del parroco, mentre sulla piazzetta  è iniziato un fragoroso spettacolo di fuochi pirotecnici. Con l’ingresso di tutta la popolazione presente all’interno della Chiesa, don Felice La Rosa  dall’altare,  ha invitato i suoi parrocchiani a girarsi  verso il portone d’ingresso, dove è stato svolto in contemporanea un telo  con la scritta:

"MARIA SS. DELLA  NEVE"

<< SANTUARIO  MARIANO DIOCESANO >>

Il telo con l’annuncio della proclamazione a Santuario

Articolo giornalistico del giornale “Il Quotidiano della Calabria”

Zungri 30.07.2007 - Imponente serata di preghiera a Zungri, per la ricorrenza del

1° anniversario dell’elevazione a Santuario Mariano della Chiesa Madonna della Neve.

Il parroco, don Felice La Rosa, per l’occasione ha invitato il cardinale Salvatore De Giorgi, giunto appositamente dal Vaticano.

Intorno alle ore 19 erano ad attenderlo le autorità locali con il Sindaco, Tino Mazzitelli, il consigliere Provinciale, Pasquale Mazzitelli, le forze dell’ordine, il vescovo della diocesi mons, Domenico Tarcisio Cortese, i parroci del comprensorio, i fedeli della comunità zungrese, le note musicali della banda locale.

Chi è il cardinale De Giorgi.

Nato  a Vernole  (Lecce) il 6 settembre del 1930,  figlio di un maresciallo dei carabinieri, è ordinato sacerdote nel Giugno del 1953; è stato vescovo della diocesi di Oria in Puglia, poi  Arcivescovo a Foggia e nel 1990 arcivescovo emerito di Taranto. Dal 4 Luglio 1996 viene destinato  alla guida dell’Arcidiocesi  di Palermo, e nello stesso anno viene eletto presidente della conferenza episcopale siciliana. Nel Concistoro del 21 Febbraio del 1998, Il Papa Giovanni Paolo II lo nomina Cardinale con il titolo di S. Maria in Ara Coeli.

Lascia l’Arcidiocesi Palermo nel 2006. Il cardinale De Giorgi è anche giornalista pubblicista, autore di varie pubblicazioni.

E’ membro: della congregazione del clero e Dei pontifici  consigli:  per i laici, della famiglia.

Sulla parete del Santuario è stata svelata dal cardinale una lapide marmorea scritta a perenne memoria dell’evento. La celebrazione è stata dello stesso cardinale, il quale durante l’Omelia ha ricordato la figura Mons. Sorrentino, figlio della comunità zungrese; ha sottolineato i temi della famiglia, della facile credibilità attuale in estemporanei profeti, dei problemi del nostro Sud, della Sua popolazione che dimostra sempre di avere un grande cuore. Ha fatto inoltre riferimento alla presenza nel Santuario di quaranta emigrati zungresi, giunti nella giornata dalla lontana Argentina.

Alla fine della celebrazione Eucaristica al Cardinale, è stato fatto dono da parte del comitato festa, di un quadro raffigurante l’immagine della Madonna realizzato dall’artista locale Michele Zappino. A conclusione della visita il Cardinale, si è intrattenuto all’esterno del Santuario tra la gente, salutando ed abbracciando bambini ed ammalati.

Il cardinale De Giorgi  accolto dalle autorità locali

Il cardinale e le autorità osservano la lapide

 Lapide marmorea a perenne memoria dell’avvenimento

Il cardinale De Giorgi durante l’Omelia

Il quadro raffigurante la Madonna della Neve, in dono al cardinale

 Il cardinale saluta i bambini

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