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 Tamburello Festival 2010

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IL TAMBURELLO FESTIVAL RISCUOTE UN GRAN SUCCESSO

Bagno di folla per la settima edizione della kermesse

Zambrone. Si dice che il tempo scorra più in fretta, quando ci si diverte. Il tempo ha sempre lo stesso ritmo, quello che cambia è la sua percezione, non più lento fluire ma vorticoso ondeggiare, al ritmo incalzante di una tarantella, al suono suggestivo di una zampogna.

La sensazione di una serata forse troppo breve, sicuramente intensa, è quella che ha lasciato la serata conclusiva della settima edizione del Tamburello Festival di Zambrone, intitolata "Su le zampogne!", che il 18 agosto ha salutato tutti fino al prossimo anno.

Già prima delle ore 20, mentre fervevano i preparativi, una piccola folla di curiosi si è attardata per le vie del piccolo centro, mentre la "Galleria d’arti... e mille sapori !" veniva allestita e nell’aria aleggiavano i profumi delle leccornie della Sagra Aramonese. Mentre i più letteralmente "saccheggiavano" la sagra, venivano allietati dai ritmi forsennati e ipnotici di giganti e "giganteji" e intanto gli stand degli artigiani calabresi che esponevano le loro creazioni si sono riempiti di curiosi, che hanno ammirato prodotti tipici, gastronomici e artistici e, fra il resto, hanno potuto curiosare presso il "Laboratorio di strumenti tipici calabresi", nella quale il maestro pipitaro e zampognaro Pasquale Lorenzo, da Parghelia, mostrava le sue ultime creazioni artigianali, frutto di intenso lavoro e grande passione, e si esibiva per appassionati e semplici curiosi.

Nonostante qualche piccolo contrattempo tecnico, alle 22 sono iniziati i concerti e si sono aperte le danze. Prima i Totarella, un gruppo di suonatori di tradizione calabro-lucana provenienti da Terranova del Pollino (Pz), Alessandria del Carretto e Canna (Cz).

Subito dopo, i Marasà, suonatori di strumenti tradizionali e moderni, con l’ibridazione efficace fra musiche antiche e sound moderni.

Infine, l’Associazione Zampognari di Cardeto, composta da suonatori provenienti dall’omonimo centro della provincia di Reggio Calabria, con il loro stile fedele alla tradizione.

A concludere la serata, un arrivederci scoppiettante con la tradizionale "cameiuzza i focu", l’asinello incendiario che chiude, per tradizione, ogni edizione della kermesse.

Un evento curato, preparato con amore e impegno dall’associazione “Aramoni”, che quest’anno, attraverso il suo presidente, Corrado L’Andolina, ha voluto prima ricordare un giovane originario di Zambrone morto in Lombardia qualche mese fa, Eros Zuccalà, poi dedicare questa serata finale ad Aldo Ferraro giovane originario di Zambrone morto sul lavoro lo scorso otto febbraio.

La serata è stata una piacevole parentesi nell’incerto periodo di crisi che viviamo, oltreché un momento per ricordare e accompagnarsi ad amici vecchi e nuovi.

Molte le assenze, ma, fortunatamente, il Tamburello festival resta una delle poche manifestazioni di qualità che attirano ancora turisti e corregionali che sanno apprezzare un lavoro svolto, soprattutto, con attenzione e serietà. Virtù che mancano, di questi tempi, mentre il turismo langue e le occasioni di far festa diminuiscono. Il tentativo, peraltro riuscito, era quello di restituire a tutti un momento di gioia, una parentesi di svago.

Non a caso, la regina indiscussa della serata è stata la zampogna, strumento tipico calabrese che ha allietato le feste di molti pastori e che ha riportato un po’ tutti a periodi e storie magiche di paesaggi incontaminati e infanzia.

Un turista, a questo proposito, visitando il Laboratorio, ha detto, sorridendo "E’ una magia. Basta una nota per ricreare l’atmosfera dei Natali di tanti anni fa". Aveva proprio ragione.

Eleonora Lorenzo

Pubblicato su Calabria Ora il 20 agosto 2010, p. 42

Tamburello festival 2010 - Lo Stand dei panini

Tamburello festival 2010 - Lo Stand dei fileja

Tamburello festival 2010 - Lo Stand dei dolci

Tamburello festival 2010: Zampognari di Cardeto

Tamburello festival 2010: I Totarella

Tamburello festival 2010: Coppia al ballo

Tamburello festival 2010: Il Pubblico che balla

Il ballo dei piccoli Giganti Mata e Grifone

Il Ballo della Camejuzza

Il Ballo della Camejuzza

Tamburello-festival 2010: Esposizione di Tonino Gaudioso scultore

I Suonatori di strumenti tradizionali - dalla Edizione 2009

SAGRA ARAMONESE  - VII edizione

Si va al ristorante per mangiare riposando o per riposare mangiando o per chiacchierare divertendosi, a volte anche per lavorare fingendo di mangiare o, ancora meglio, per mangiare fingendo di lavorare. Ma a chi è mai capitato di gustare i cento e cento sapori della cucina calabrese gioendo ? E a chi è mai capitato che gli brillino gli occhi solo a guardare una vera distesa di dolciumi di ogni forma e sapore ? Eppure succede, tutto questo a Zambrone quando c’è il Tamburello festival. Non è solo un’occasione per vivere una serata indimenticabile con la musica etnica di casa nostra e con gli antichi strumenti della tradizione, è anche una circostanza della quale si racconterà dicendo: «C’ero anch’io a Zambrone in quella serata magica d’agosto». Non ci credete? Fate male! 

Pietanze locali                       Dolci zambronesi

Fileia con sugo di fagioli                        Ciciariata

Cururicchie                                       Pitte pie

Zeppole con alici                                 Nacatule

Frittata di cipolle                                Cannoli

Salsicce                                           Crostata con marmellata al peperoncino

Soppressata                                       Crostata con marmellate casarecce

Porchetta locale                                  Torte al cioccolato

Pecorino del Poro                                 Torte alle mandorle

Vino rosso locale                                 Torte al limone

Vino di zibibbo                                   Paste alla crema

SU LE ZAMPOGNE !

La prima volta che vidi una zampogna avevo cinque anni.

Fu alla festa di San Carlo Borromeo, in un’epoca in cui le costumanze e la tipologia dei festeggiamenti era completamente diversa da oggi.

Confesso che quella pelle di capra, che mi appariva enorme e misteriosa, mi fece quasi paura. Mi sembrava innaturale e quasi blasfemo che dalla pelle di un animale morto potessero uscire dei suoni gradevoli. Mi impressionò il modo in cui il suonatore la teneva. Sembrava abbracciasse un essere vivente ed immaginavo che ne avesse il peso e che il suonatore dovesse avere una forza tremenda per trascinarla in giro per tutto il paese.

Ma quando si diffuse il suono restai sorpreso. L’armonia partiva lenta, quasi stentata e, dopo un pò, cominciava a crescere diffondendosi alta per vichi e stradine. Guardavo incantato le gote dello zampognaro che si gonfiavano buffamente e gli occhi che strabuzzavano come di chi stia per esplodere in una grande risata. Ma l’orecchio ne era conquistato. Sembrava che mille strumenti innalzassero al cielo una preghiera accompagnata da un pianto mistico mescolato ad armonie che non si capiva se andassero verso il cielo o ne discendessero, secondo i movimenti del suonatore e le sue intenzioni di stupire la fila di bambini che lo seguiva saltellando.

Erano bravi gli zampognari nel loro mestiere. Non conoscevano la musica ma erano bravi. Non si preoccupavano molto del pubblico. Ma erano bravi. Sapevano di esprimere un valore musicale che non si proponeva di stupire ma stupiva ed incantava perché faceva venire in mente mille immagini: la grotta di Betlemme, il Bambinello, la gioia del Natale e della festa, la certezza di un regalo (una bustina trasparente di caramelle, un torroncino alla nocciola duro e saporito e, i più fortunati, un cavalluccio da trainare con lo spago), il santo Patrono che usciva dalla chiesa portato a spalla da baldi giovanotti mentre l’immancabile "’Ndria" di Potenzoni (il migliore tamburino che mi sia capitato di ascoltare) lanciava le note del «Pronti! Via» e anche lo zampognaro cominciava a gonfiare le gote mentre il suo strumento lasciava nell’aria il primo sospiro...

Quanto è antica la zampogna nella cultura musicale, artistica e sociale regionale! E quanto le devono i Calabresi per essere essa espressione di una civiltà e di una società mite e onesta, semplice e dotata di tutto quanto era necessario per connotarla come originale e seria. Essa sapeva riconoscere e distinguere il senso religioso del popolo e la volontà di partecipare ad un evento che coinvolgeva collettivamente e rompeva la ritualità quotidiana. La zampogna faceva pensare alla religiosità della festa ed all’esigenza del divertimento, era un po’ il simbolo dello spasso, ossia del divertimento come passeggiata della mente, come distrazione dalla brutalità del lavoro e dagli obblighi da adempiere. Almeno per un giorno. O per un’ora.

Sono alcuni dei motivi per cui l’edizione 2010 del Tamburello festival, si ritrova in questo Su le zampogne !

Del resto, la Calabria vanta ben quattro tipi di tale storico strumento, che è diffuso uniformemente su tutto il territorio, dal Pollino all’Aspromonte, passando per le Serre e l’altopiano del Poro. Un doveroso omaggio a questo straordinario strumento popolare, lo dedica il consolidato appuntamento organizzato dall’associazione Aramoni. La zampogna, però, soprattutto, è allegria e gioia di vivere, insomma festa nel senso più alto, come dev’essere per uno strumento che ha mille voci e si adatta a tutti ritmi. Dipende dall’abilità dei suonatori, certo.

Ma nella settima edizione del Tamburello festival sono stati scelti i migliori, quelli che faranno divertire, ballare e risentire, per una sera, il sapore della Calabria migliore. Non ci credete? Venite a vedere...

                                  Salvatore L’Andolina

Presidente onorario Centro studi umanistici e scientifici Aramoni

TAMBURELLO FESTIVAL

VII edition

UP WITH THE BAGPIPES!

The Tamburello festival is an event aimed at the enhancement of certain segments of regional ethnic culture. On 18th August several events will take place simultaneously throughout Zambrone. The festival offers to the public the Aramonese tasty local cuisine, with particular attention given to sweets and cakes. The Gallery of Arts and... a thousand flavours! gives an insight into indigenous crafts. The Giants, Mata e Grifone, are two huge puppets that evoke an ancient legend of love. Finally the Camejuzza is a fireworks display that traces the historical events of 1061, when the Normans defeated the Saracens. The heart of the exhibition is devoted to ethnic music. The absolute protagonists are all the traditional Calabrian musical instruments. The result is a festival dedicated to the Calabrian tarantella, able to drag everybody into the ethnic dances; women and men, young and old people, children and adults, Italians and foreigners. The theme of the seventh edition of the festival is: Up with the bagpipes! It is a tribute to a pastoral instrument that  in Calabria, depending on geographical areas, is made in four different ways. The first band to perform will be Totarella the beating heart of Mount Pollino musical traditions, right from the north of Calabria. The second group will be that of Marasà, who come from the central part of Calabria; they use old instruments in a modern context and the resulting sound is catchy and addictive. Finally, the concert of the  Zampognari of  Cardeto Association, solid reference to the authentic and ancestral sounds of southern Calabria.

TOTARELLA

Totarella è il nome attribuito dalle genti del Pollino all’oboe popolare che accompagna, abitualmente, la zampogna a chiave. In altri posti è chiamata anche ciaramella, trummett, o pipita. Il suo suono è acuto, come un grido che irrompe nell’aria a risvegliare nelle coscienze calabresi un’identità culturale sopita, ma mai rimossa. La scelta del nome è rivelatrice del progetto culturale e musicale della band, che nasce dall’incontro di differenti esperienze maturate lungo il confine calabro-lucano.

Accomuna infatti suonatori provenienti da Terranova del Pollino (Pz), Alessandria del Carretto e Canna (Cs). Il grande merito del loro lavoro musicale consiste nell’essere riusciti a mantenere in vita un repertorio di canti, suonate e balli tradizionali unico, ossia legato ad un patrimonio tramandato oralmente e per questo non contaminato, né da derive commerciali, né da filtri accademici. Il loro bagaglio culturale si è sempre nutrito dell’eredità musicale pastorale e contadina trasmessa da anziani suonatori e grandi maestri come Carmine Salamone, Andrea Pisilli, Leonardo Lanza, ripresa da giovani artisti talentuosi del calibro di Paolo Napoli e Antonio Arvia.

Questo inscindibile legame col passato fa dei Totarella una delle espressioni più autentiche e significative del patrimonio musicale tradizionale dell’area del Pollino.

Associazione Zampognari di CARDETO

La denominazione dialettale dell’abitante di Cardeto era Cardolu che un tempo veniva usata come epiteto offensivo. L’espressione: «Guardati! Arriva u cardolu» rendeva l’idea della diffidenza verso coloro che provenivano da tale realtà rurale. Oggi il Cardolo è riconosciuto come il custode delle ricchezze musicali calabrese non commerciabili.

D’altronde, i suoi progetti sono sempre stati l’antitesi di quelli del cittadino, tant’è che quest’ultimo usava dire: «Si cardolu è, bonu non è» (se proviene da Cardeto, non è una persona a modo).

Nel tempo, però, Cardeto, posizionato nell’estremo sud della Calabria, è diventato un riferimento solido delle autentiche sonorità calabresi, preservate dai suoi musicisti con sapienza, vigore e passione. I componenti dell’associazione Zampognari di Cardeto, magistralmente organizzata da Sebastiano Battaglia, si riuniscono una volta alla settimana per ballare le tarantelle secondo i canoni antichi, anche per rimanere il più vicino possibile alla cultura degli albori.

L’irresistibile vis attrattiva delle esibizioni degli zampognari di Cardeto è data dalla loro cristallina purezza. I sonaturi (suonatori) infatti, suonano senza mai contaminare la tradizione.

MARASA’

Il gruppo si forma nel 2003. Molteplici i suoi obiettivi: creare musica a partire da quella tradizionale calabrese, interesse e passione verso i suoni “antichi”, voglia di far conoscere la bellezza e la ricchezza del repertorio calabrese, desiderio di creare musica miscelando strumenti e melodie antiche con la propria sensibilità musicale.

Il sound della band è antico e moderno al tempo stesso e si muove in bilico fra tradizione e sperimentazione, rock e cantautorato. Chitarra battente, lira, organetto incrociano le sonorità e le loro armonie con il basso elettrico che ne allarga le prospettive.

Il tamburello incontra la batteria, che dà struttura e  ritmo alle canzoni. I Marasà iniziano così a percorrere questa strada, spinti dagli studi etnomusicologici ma anche dalla passione musicale pura, dalla volontà di esprimere la propria calabresità senza però scadere nel retorico e nel bucolico e soprattutto dalla voglia di comunicare.

Con le produzioni (Ad aria del 2005 e Senteri 2009) ma soprattutto sul palco, dove si sprigiona l’energia del sestetto composto da Mimmo Audino (voce e chitarra battente), Sergio Schiavone (chitarra, lira, fischiotto), Francesco Mancuso (organetto e fisarmonica), Peppuccio Garofalo (chitarra e tamburello), Filippo Scicchitano (basso elettrico) e Gigi Giordano (batteria). Un gruppo eterogeneo, le cui influenze ed esperienze convergono nella direzione della tradizione per poi proiettarsi in avanti, verso il futuro. Gli spettacoli dei Marasà sono viaggi nel tempo e nello spazio, serenate, canti di lavoro, ninne nanne e tarantelle che acquisiscono nuovi punti di vista, nuove prospettive. 

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