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 Antonio Miceli   Scrittore del Poro

 Spilinga         I Libri del Poro

Antonio Miceli

Scrittore

di Spilinga

Antonio Miceli è nato a Spilinga (VV) nel 1918. Dopo gli studi classici si laurea in Lettere all'Università di Napoli.

Nel 1943 partecipa alla Seconda Guerra Mondiale dove viene fatto prigioniero dai tedeschi fino al 1945.

Rientrato in Italia, è stato, insegnante di lettere in diverse scuole medie d'Italia, poi, preside.

Ha già pubblicato:

  • "Genesio - Commedia in 3 atti", Castaldi, Milano, 1954;

  • "Un giorno alla volta - Diario di prigionia (1943-1945)", Meligrana, Tropea, 2007;

  • "La rumena", Meligrana, Tropea, 2008;

  • "L'ultima sigaretta", Meligrana, Tropea, 2009.

  • "Il Nipote", Meligrana , Tropea 2011. Vive a Sondrio.

Una storia vera. Il racconto di una conquista importante, quella dell'indipendenza dal vizio del fumo.

Esempi e mezzi per risolvere un problema che fin dal lontano passato è stato, per il protagonista della vicenda, motivo di afflizione e di disperazione.

Aiutato da un'improvvisa reazione egli, in un momento eccezionale, troverà le basi per una spietata lotta contro se stesso nella quale assumeranno molta importanza le testimonianze attinte dal passato.

In questa nuova fatica letteraria, con uno stile semplice e diretto, Antonio Miceli ci regala un affresco del tutto originale della società e del costume dei secoli passati in Calabria, durante l'SOO e i primi del '900.

Lo fa riprendendo la storia della sua famiglia e di un personaggio in particolare, Don Peppe, soprannominato Ruìna, vissuto tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, un proprietario terriero noto per la sua liberalità e la sua ricchezza che a quel tempo lo avevano reso molto importante.

Dopo la morte, la sua popolarità si era estesa ai nipoti, specialmente all'avvocato Domenico. Poiché Don Peppe era noto in tutto il circondario di Monteleone di Calabria, l'odierna Vibo Valentia, la causa della sua notorietà era stata motivo d'interesse per il nonno della fidanzata dell'avvocato Domenico il quale, perciò, si era sentito in dovere di mettersi in cerca di notizie sulla persona dello zio, allo scopo di soddisfare le attese del nonno della sua fidanzata.

Le ricerche miravano a ottenere delle risposte: perché era stato soprannominato Ruìna e, di conseguenza, chi o cosa fosse quel Ruìna e come aveva ottenuto tutte quelle ricchezze ?

"Un giorno alla volta  –  Diario di prigionia (1943-1945)"

L’incredibile esperienza dello spilingese Antonio Miceli

Spilinga  20/08/08

Nella cornice della  villa comunale di Spilinga è stato presentato al pubblico il libro di Antonio Miceli,

" UN GIORNO ALLA VOLTA "

L’autore, nativo del luogo, è stato docente di lettere negli anni 50 nel bresciano, poi professore e preside della Scuola Media di Zungri (VV), prima di trasferirsi definitivamente a Verona. Attualmente vive a Sondrio ma puntuale ritorna , nel periodo estivo, nella terra di origine.

Alla  presentazione, organizzata dall’ editore del libro Giuseppe Meligrana, e dall’ Amministrazione Comunale, sono  intervenuti  come relatori  altri due presidi spilingesi, Antonio Pugliese e Pasquale D’Agostino, il prof. Lino Daniele di Tropea, il docente universitario  prof. Antonio Pugliese di Brattirò, l’Assessore alla cultura Dott. Massimo Fiamingo in rappresentanza del comune di Spilinga.

Denso di ricordi ed emozioni è stato l’incontro con i  suoi vecchi  alunni - Domenico Potenzoni, Raffaele Ciluzzo e Francesco Fiamingo,  della Scuola Media di Zungri anni 1960-62.

Il preside Miceli,  con i suoi 90 anni, sempre lucido, brillante e signorile, nel suo intervento in merito, ha così riferito “Ho lasciato tanti anni fa dei ragazzi di 14 anni ed oggi ho avuto il piacere di rincontrarli sessantenni e con i capelli bianchi.” 

Un lungo e commovente abbraccio ha salutato l’incontro con Giuseppe Pugliese, 87 anni di Brattirò, internato anche Lui in un Lager nazista. La Storia di Giuseppe Pugliese è stata recentemente raccontata in un libro "Mio padre nel Lager", scritto dal figlio Antonio. Il preside Miceli ha ricordato ”Io e Giuseppe siamo tra i pochi, (circa sessanta mila in vita), dei  seicentomila  internati nei campi Lager tra il 1943-1945.

Il libro definito dai relatori, non un diario come esposto in copertina, bensì, un memoriale  portatore di un messaggio storico e stile letterario da proporre come testo di lettura per i giovani. L’8 Settembre 1943, l’ufficiale Miceli, dislocato con le truppe italiane in Grecia, viene fatto prigioniero a Scarpanto e trasferito nei campi Lager in Germania. Resiste al freddo, alla fame e rifiuta ogni forma di collaborazionismo con i tedeschi, anche se, il giovane intellettuale era partito da Spilinga per la guerra con convinzione di causa. Gli è bastato un breve periodo di servizio militare per rendersi conto della mistificazione della propaganda fascista. Miceli descrive questa Sua storia, senza appunti scritti. Tutto ciò che riferisce è frutto di quanto è rimasto impresso, in modo lucido, nella Sua mente. La vicenda umana trova la sua conclusione a Spilinga, con il ritorno tra le mura di casa davanti ai famigliari:

"Li vidi tutti. Avviato verso il deliquio chiamai << mamma ! >>. E caddi.

Poi piansi, piansi, piansi".

M. Neve Fiamingo

Spilinga 20.08.08 -Immagini del dibattito della Presentazione del libro di A. Miceli

Spilinga 20.08.08 -I tre presidi

I Suoi alunni di Zungri del 1960-62

È uscito il 1 novembre 2007 il libro - edito dalla casa editrice Giuseppe Meligrana Editore - "Un giorno alla volta - Diario di prigionia (1943-1945)" di Antonio Miceli, spilingese di nascita, oggi residente a Sondrio.

Il Miceli, nato a Spilinga nel 1918, dopo gli studi classici si laurea in Lettere all’Università di Napoli. Nel 1943 partecipa alla Seconda Guerra Mondiale dove viene fatto prigioniero dai tedeschi fino al 1945. Rientrato in Italia, è stato, prima, insegnante di lettere in diverse scuole medie d’Italia, poi, preside. Ha già pubblicato una commedia in 3 atti: “Genesio”, Gastaldi, Milano, 1954. Ed è proprio sulla sua esperienza di soldato, prima, e di prigioniero dei tedeschi, poi, che si ispira il libro. Un’opera che - come scrive nell’Introduzione Alessandra Truzzi – «…è rivolta implicitamente alle nuove generazioni: l’esile speranza che si possa avere un mondo migliore, più giusto e umano, è affidata appunto ai giovani; se essi prenderanno veramente coscienza che la guerra - qualsiasi guerra (non esistono “guerre sante”, neppure le Crociate lo furono) - è un crimine assoluto, essi saranno anche capaci di impedire che vi siano ulteriori conflitti…». Miceli rievoca - con uno stile semplice ma efficace - la sua avventura in modo molto attento; da Spilinga fino a Novara, dalla Grecia fino alla Germania egli rivive in prima persona tutti gli avvenimenti che bene o male lo hanno coinvolto emotivamente.  C’è un po’ di tutto in questo diario romanzato: la guerra, la morte, la paura, la fame, il coraggio, la fedeltà alla patria, i campi di prigionia, la storia, l’amicizia, la crudeltà e anche l’amore o meglio le donne. Insomma un libro avvincente e interessante, che non annoia mai il lettore.

Per ulteriori informazioni visitare il sito www.meligranaeditore.com

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