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 Pernocari   Comune di Rombiolo

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Il Coro Polifonico di Pernocari

Il Concorso di Poesia in Vernacolo del 2011   2010   2008   2007

Veduta Aerea di Pernocari

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 Pernocari   Cenni storici

a cura dell' Ing. Francesco Pagnotta

Le prime notizie che si hanno risalgono alla seconda metà del 1500 (1570 circa) e sono dovute al Parroco Gabriele Barrio, di Francica. Il suo libro "Antichità e luoghi della Calabria " non è altro che una specie di dizionario dei luoghi esistenti in quel periodo in Calabria. Dei luoghi descritti è curata l’origine storica, i significati dei nomi e l’aspetto economico e produttivo.

Per quanto riguarda il nostro territorio lo scrittore dice testualmente "all’interno c’è la cittadella di Mesiano con giorni di mercato che si celebrano ogni anno. L’agro di Mesiano è fecondo di grano e altri cereali; si produce abbondanza di ottimo olio, nasce nel territorio il croco selvatico. E vi sono i villaggi di Presinaco, dal piccolo spazio verde delle erbe , Pernocario, da una specie di aquila, pernos, e di nuovo Pernocario, Orcillado, da orcillo ...... ecc. ecc.".

I giorni di mercato citati dallo scrittore non sono altro che le "fiere dei pioppi" (anticamente fiere di San Giovanni) le quali esistevano già nel 1500 e venivano celebrate il 21 giugno e il 14 luglio di ogni anno.

Pernocario viene citato due volte dallo scrittore perché i paesi erano due: Pernocari e Pernocarello.

Alla seconda metà del 1500 (1586) risale la costruzione del Convento dei Cappuccini (sito tra Pernocari e Rombiolo) che si dice essere stato costruito con l’obolo dei paesi circonvicini tra cui Pernocari e Pernocarello.

All’anno 1652 risale la soppressione del convento di Sant’Agostino, sito tra Pernocari e Presinaci. Il convento è citato nei vari documenti come convento di Pernocari (Fiore), Pernocarello (G. Valente) e a volte anche di Mesiano.

Il terremoto del 5 febbraio 1783 segnò nella storia della Calabria intera, un momento assai drammatico in quanto sconvolse il territorio, la vita, l’economia e l’assetto organizzativo dei vari centri abitati. Prima del terremoto Pernocari e Pernocarello erano due paeselli indipendenti, organizzati in modo autonomo, con due chiese: la parrocchiale a Pernocarello e una cappella dedicata a S. Sebastiano a Pernocari. Le due chiese venivano servite da un solo parroco che aveva la sua dimora in Pernocarello. Il tragico evento del terremoto distrusse le due chiese e buona parte dei due centri abitati per cui s’impose un immediato intervento per dare un tetto alle famiglie rimaste senza. La gravità del disastro, il maggiore numero di abitanti di Pernocari (173) rispetto a quello di Pernocarello (43), il sito pianeggiante del terreno, nonché la necessità impellente della riorganizzazione dei due paesi hanno fatto sì che sorgessero delle baracche ed una chiesa baracca dal lato di Pernocari piuttosto che da quello di Pernocarello. Questa situazione creò non poche tensioni fra gli abitanti dei due paesi che sfociò più volte in risse e litigi, specialmente durante le manifestazioni religiose. Era l’inizio della fusione dei due paesi.

Alla fine del 1700, Pernocari contava 258 abitanti.

Durante il periodo della dominazione francese, con Legge n. 14 del 19.01.1807 (Legge per la circoscrizione dei governi del regno) troviamo Pernocari assegnato al governo di Tropea.

Con Decreto n. 922 (Parigi, 4 maggio 1811) il Regno di Napoli viene suddiviso in 14 province, con distretti e circondari. Con questa nuova riorganizzazione amministrativa troviamo Pernocari assegnato alla provincia di Calabria Ultra con Capitale Monteleone, distretto di Monteleone, circondario di Mileto.

Le disposizioni dell’Editto di Saint Cloud (12 giugno 1804) che imponevano la costruzione dei cimiteri vennero estese all’Italia meridionale con Decreto del 5 settembre 1806. Bisognerà aspettare il mese di gennaio del 1875 perché il municipio di Rombiolo destinasse mq. 2585 di terreno a tale scopo. Fino a tale periodo i morti venivano seppelliti nelle chiese o nelle immediate vicinanze di esse. A Pernocari durante l’esecuzione degli scavi per la realizzazione dell’acquedotto e delle fognature sono state rinvenute delle sepolture comuni in prossimità del Calvario, dal lato dell’ingresso alle scuole elementari.

Nei primi anni del 1900,vennero venduti parecchi appezzamenti di terreno, in località "Contura" a Pernocari, da parte di una famiglia di Tropea proprietaria dell’intera zona. Per dare accesso a tutti i terreni venduti, venne tracciata da parte dei venditori una nuova strada (l’odierna via A. Diaz) destinata a diventare una delle principali vie del paese.

Prima di tale periodo si suppone che Pernocari fosse circoscritto alla zona che si estende a monte della chiesa e al " Vicariato" con qualche casa lungo le attuali vie S. Pellico e Monte Poro.

Sulle origini di Pernocari si sa poco. E’ certo che sia nel periodo greco che in quello romano, il nostro circondario era parecchio apprezzato per la fertilità del terreno, l’abbondanza d’acqua e la bontà dei prodotti.

I romani nel primo secolo avanti Cristo, per portare l’acqua a Vibo Valentia, realizzarono un acquedotto che partiva da Bandino o dalla fontana di Pernocari (o da entrambe le sorgenti). Da qui l’acqua scorreva in parte all’esterno sulle arcate (tipiche degli acquedotti romani) e in parte sotto terra in tubi di laterizio, per sfociare a Vibo Valentia, in prossimità dell’attuale Piazza Municipio. Lungo tale percorso sono stati rinvenuti mattoni e tubi con il bollo del Console Laronio (trattasi di Quinto Laronio, soprannominato Lucio, che i fasti consolari segnano nelle calende di ottobre,anno 721 di Roma).

Durante l’ammodernamento della fontana di Pernocari, scavando nella scarpata, è stato rinvenuto un tratto di galleria risalente, con molta probabilità, al periodo romano.

Pernocari 27.3.2001

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Pernocari: Antica Processione

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Pernocari: Processione di San Sebastiano

Il Convento di Sant'Agostino a Pernocari

di Francesco Pagnotta

Noto comunemente come il "Convento dei Quartieri", fu costruito con molta probabilità nei primi anni del 1500, quando in Calabria gli Agostiniani si riformarono in due Ordini distinti: gli Agostiniani Antichi e gli Agostiniani Zumpani.

L'edificio sorgeva su un'altura, in prossimità della vecchia strada che congiunge Pernocari con Presinaci, in una località che ancora oggi conserva il nome di "S. Agostino".

Del convento si hanno pochissime notizie. Nell'elenco dei Maestri Provinciali di questa religione compare per ben due volte (anno 1610 e anno 1622) il nome di "M. Placido delli Quartieri).

Si sa ancora che il Papa Innocenzo X "fastidito dai continui richiami nascenti dai Conventi dei religiosi di minor numero" lo soppresse insieme a tanti altri nell'anno 1652.

A distanza di quasi tre secoli e mezzo dalla soppressione, del Convento rimangono ancora parecchie opere murarie. Sono ben conservate le arcate delle scale che servivano per salire al piano superiore (vedi foto).

E' distinguibile il perimetro della Chiesa. Si conserva perfettamente un sedile esterno (belvedere) dal quale si può ammirare uno scenario naturale di ineguagliabile bellezza quale quello del Golfo di Gioia Tauro con sullo sfondo lo stretto di Messina e l'Etna. Fino a pochi anni fa, sparsi qua e là sul terreno circostante, c'erano ancora delle colonne e capitelli in granito. Il convento possedeva parecchi beni mobili e immobili. Dagli atti della soppressione, conservati nell'Archivio Diocesano di Mileto, si rileva che detti beni, dopo la stesura dell'inventario, sono stati assegnati in egual misura alla istituenda Parrocchia di Orsigliadi, alla Parrocchia di Pernocari e a quella di Garavati.

La Chiesa di Orsigliadi, fino alla soppressione del convento di San Agostino era servita dal Parroco di Rombiolo. Fu distaccata, da questa, da Monsignor Panzano in occasione di una sua visita, ed eretta in Parrocchia in data 4 agosto 1653, grazie anche all'assegnazione di un terzo della rendita del Convento soppresso. Anche le chiese dei paesi vicini hanno avuto qualcosa dal soppresso Convento. La Chiesa dei Cappuccini ebbe un armadio ed un gran quadro. La Chiesa parrocchiale di Rombiolo ebbe un altro armadio. Dei due armadi citati, mentre il primo verso il 1960 è stato trasferito a Cosenza dalla Sovrintendenza alle Belle Arti, il secondo è stato bruciato, a più riprese, per la cucina dell'asilo di Rombiolo.

Per quanto riguarda il gran quadro, sempre nei primi anni del 1960, è stato trasferito a Nicotera, dietro richiesta di Frà Donato, frate cercatore del Convento dei Cappuccini di questa Città. Di questa tela, dipinta certamente prima del 1653, rimane solo una fotografia, scattata, a scopo di inventario, nei locali dove erano ammassate tutte le opere raccolte.

La tela raffigura San Michele, la Madonna degli Angeli e San Bonaventura.

Dove si trova oggi questa tela ?

Come sarebbe bello poterla riavere a Pernocari, ad esempio nella Chiesetta di Pernocarello, di recente restaurata e riaperta al culto. La tela è sparita, le colonne e i capitelli pure. Fra non molto sparirà inevitabilmente anche quello che rimane delle opere murarie.

Questo modesto lavoro ha lo scopo di contribuire quanto meno alla conservazione della memoria storica di quello che sicuramente è stato, per la nostra zona, un crocevia di fede, di cultura e di progresso.

.... e  Noi di Poro.it siamo orgogliosi di poter contribuire alla conservazione e divulgazione di tale importante memoria.                              Ancora un grazie all'Ing. Pagnotta

Rientro Serale

Carro Agricolo nei campi

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Fontana Vecchia  (Sorgente della famosa acqua oligominerale di Pernocari)

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Pernocari:  Calvario

Pernocari: Il libro di Capone

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Pernocari: Il Poeta Capone   I Libri del Poro

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