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 Il Poro  di Mario Vallone

Giornalista e Corrispondente di: Il Quotidiano della Calabria

Girolamo Vallone, uomo di indubbia intelligenza, ironia e genialità

TITOLO: "Ballata", una leggenda costante nel tempo

Indimenticabile e rimpianto personaggio simbolo di Brattirò

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Drapia - Tutti i piccoli paesi hanno sempre avuto, e continuano ad avere, i loro personaggi tipici. Questi sono quasi sempre persone eccentriche che si distaccano dal resto della popolazione per il loro modo di guardare alla vita con disincanto e ironia.

La loro esistenza è spesso, per la comunità nella quale essi vivono, una presenza gioviale e spontanea  che conferisce una nota alquanto positiva e di equilibrio nei rapporti interpersonali di vita quotidiana.  Girolamo Vallone, conosciuto in tutto il comprensorio con il nome di "Ballata", è stato per Brattirò, frazione più popolosa del comune di Drapia, la figura di gran lunga più bizzarra e comica che si possa ricordare.

Nato nel 1926. Tipo brillante e intelligente, con una mentalità abbastanza aperta per i suoi tempi, ha vissuto numerose e singolari esperienze. Frate penitente, aspirante attore, provetto poliziotto e, infine, contadino, ha sempre affrontato le vicissitudini dell’esistenza, persino le più difficili e dolorose, con uno spirito umoristico e  imparziale.

Sono passati poco meno di 20 anni dalla sua morte, eppure la gente lo ricorda affettuosamente e piacevolmente. Il tempo non è riuscito a cancellarlo e forse non ci riuscirà mai. I suoi aneddoti e le sue proverbiali battute fanno ormai parte della cultura del luogo e del "sentire comune" di tutti coloro che lo hanno conosciuto di persona o attraverso i racconti che hanno avuto la fortuna di ascoltare. Le sue vicende vengono continuamente tramandate in tutte le occasioni di incontro fra gente del territorio. “Ballata”, perciò, è entrato a far parte di diritto dell’immaginario collettivo di questi luoghi, diventando un mito per tutte le generazioni.

La sua immagine più divertente, diffusa e provocatoria è il modo, tutto personale, di esorcizzare la calura estiva. Tra lo stupore e la meraviglia dei bagnanti, che lo credevano folle e demente, si recava nella frequentatissima spiaggia di Formicoli, nei pressi di Capo Vaticano, per trascorrere il Ferragosto con un giaccone ed un cappello invernali, lamentandosi ad alta voce per il "freddo terribile" ("chi friddu, chi friddu chi faci", ripeteva continuamente, passeggiando sulla spiaggia). Qualcuno ha pensato bene di fotografarlo, consegnandoci uno scatto che tutti conservano come una specie di santino. Questa foto appare nei contesti più vari e disparati che riguardano Brattirò. Siti internet, mostre fotografiche, sagre paesane, manifestazioni culturali.

Si può dire, con indubbia certezza, che ormai "Ballata" è dappertutto e ovunque. Pur non essendo stato sepolto nel cimitero paesano, ma in una cappella privata, i visitatori non mancano mai presso la sua tomba. Alcuni, addirittura, hanno proposto di intitolargli una piazza, una via, oppure un circolo ricreativo. Sarebbe certo un’idea da prendere in considerazione, visto che il suo rimpianto continua ad essere vivo e immutato ed il suo ricordo una realtà salda e significativa.

Mario Vallone

  Il Quotidiano della Calabria, pag. 30  - 4 gennaio 2009

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Pochissimi i personaggi del territorio ai quali è stato dedicato un luogo pubblico

Titolo: Aggiornare la toponomastica comunale

Proposta condivisa, presente in entrambi i programmi elettorali delle ultime elezioni

DRAPIA- Cesare Battisti, chi era costui ? Chissà quante volte gli abitanti di Brattirò, frazione più grande del comune di Drapia, si siano chiesti chi fosse quel personaggio al quale è intitolata la principale piazza del paese. Non ce ne voglia l’eroe della prima guerra mondiale, per carità. E non se la prendano neppure i tanti altri personaggi (ig)noti cui sono state nomate le principali località, vie, piazze delle quattro frazioni comunali (Drapia, Caria, Gasponi e, appunto, Brattirò). Nessuno si sognerebbe mai di mancare di rispetto a tutti loro. Solo che la toponomastica comunale risente della mancanza di aggiornamento-rinnovamento. Questo non lo diciamo affatto noi. Tale esigenza, infatti, è avvertita e condivisa da buona parte della popolazione come dimostrano, emblematicamente, le promesse elettorali contenute in entrambi i programmi delle liste presentatesi all’ultima tornata elettorale delle amministrative di giugno.

Sono poche, veramente poche, le intitolazioni a personalità le quali hanno rappresentato qualcosa per il territorio dando un fattivo contributo alla crescita culturale e socio-economica dell’intera comunità. Uno dei rari casi in cui una cosa simile si è verificata riguarda i fratelli Rombolà, due giovani eroi brattiroesi deceduti durante la Seconda Guerra Mondiale, ai quali è stata intitolata una via, una ventina di anni fa.

Oggi, se viene chiesto ai giovani chi erano i Rombolà, tutti sanno rispondere. Se non ci fosse stata la targhetta con il loro nome, con ogni probabilità, non avrebbero neppure appurato della loro esistenza. Dopo la loro scomparsa, pian piano, si sarebbe perso anche il ricordo. Questo non sarebbe stato un bene, perché in assenza di memoria, o meglio, di qualcosa che ricordi la memoria (se così si può dire) viene meno anche il "sentire comune" tra gli abitanti, ovvero la cultura, intesa in senso lato, che  riconduce tutti coloro che hanno un qualsivoglia legame con la terra natia ad un avvenimento, un personaggio, un luogo, condiviso da tutta la popolazione.

La procedura per cambiare il nome delle vie non è particolarmente complessa. La si potrebbe portare avanti, magari, coinvolgendo in qualche modo la popolazione nella scelta dei nuovi nomi. Per non essere irriguardosi  nei confronti di nessuno e non creare intoppi con la toponimia cui si era abituati precedentemente, basterebbe porre la nuova dicitura sotto quella vecchia, senza eliminare quest’ultima, ma solo affiancando le due targhe. Si potrebbe, sempre rimanendo all’esempio fatto all’inizio, scrivere: già Piazza Cesare Battisti; Piazza Gilormo Ballata. In questo modo,  non si farebbe un torto a nessuno, anzi, si darebbe il meritato lustro ad un personaggio, in questo caso Ballata, il quale, nonostante sia scomparso da poco meno di venti anni, è ancora sulla bocca di tutti i brattiroesi per le pittoresche e divertenti vicissitudini collegate alla sua esistenza. Anche se non si dovesse intitolare proprio una piazza a Ballata, basterebbe una viuzza, tanto per conservare e preservare la sua memoria e, di conseguenza, il “sentire comune” del quale si accennava in precedenza. Un discorso simile può essere fatto per i tanti altri che hanno dato lustro al territorio, o sono ancora nell’immaginario e ricordo collettivo per qualcosa di particolare, come pure a tutte quelle vicende dal significato e valore unanimemente condiviso. Immaginiamo, a tal proposito, una via intitolata agli "Emigranti d’Argentina". Leggendola tra molti anni, le future generazioni, si ricorderanno che, in una determinata fase della storia comunale, vi è stata una massiccia emigrazione in quel paese e grazie alle rimesse di quegli emigranti l’economia locale ha potuto progredire. Di esempi potremmo farne tanti, ma lo spazio che stiamo utilizzando non ci permette di prolungare la nostra analisi. Ci auguriamo di poter tornare sul tema quando, finalmente, le autorità comunali, con i voti anche dell’opposizione, così come promesso in campagna elettorale, riusciranno a concretizzare tale semplice, ma dall’alto valore simbolico, iniziativa.    Mario Vallone - Il Quotidiano della Calabria

Nella frazione Brattirò si è gradualmente persa l’allegra tradizione

Titolo: Carnevale, festa d’altri tempi

In passato era un avvenimento partecipato e dalle radici popolari

Drapia- Nessuna particolare forma di festeggiamento in occasione del Carnevale a Brattirò, frazione più grande e popolosa del comune di Drapia.

Durante la mattinata di martedì i bambini delle scuole elementari, accompagnati dalle loro maestre e dai loro genitori, si sono recati in piazza per "ballare i giganti" e lanciarsi addosso coriandoli e spruzzi di schiuma. Nulla più.

Nessuna sfilata di carri per le vie del paese. Nessun fantoccio da "bruciare" come suggeriva la consuetudine. Nessuna qualsivoglia improvvisazione euforica in piazza.

Anche questo è un segnale di declino. Da alcuni anni ormai la ricorrenza dell’allegra festa è andata via via perdendosi. L’anno scorso sono stati allestiti alcuni carri allegorici, ma sempre con minore partecipazione ed entusiasmo rispetto agli appuntamenti precedenti. Molteplici e complesse le cause del graduale abbandono di questa manifestazione tradizionale ed un tempo molto radicata nella mentalità e nella cultura del luogo. Lo spopolamento, abbinato ad un basso tasso di natalità e ad un normale andamento della mortalità, ha influito negativamente sul perpetuarsi di questa tradizione, come pure un generalizzato senso di apatia diffuso nella popolazione. A ciò si può aggiungere anche la mancanza di stimolo da parte delle istituzioni e delle associazioni presenti sul territorio.

Permane solamente un piacevole, ma allo stesso tempo nostalgico e  malinconico, ricordo del tempo in cui le vie del piccolo centro erano festanti e pullulavano di persone di ogni età. Per un giorno si usciva dalla piattezza quotidiana e si entrava in una dimensione fanciullesca al di fuori del tempo. L’atmosfera particolare che comportava questo avvenimento aveva inizio almeno dieci giorni prima del martedì grasso.

Tutte le sere, subito dopo cena, gruppi di bambini e ragazzi, ma anche un manipolo di adulti bizzarri, si incontravano nei vari angoli del paese. Prima di uscire dalla propria abitazione, ognuno rovistava gli armadi e le cassapanche di casa alla ricerca di abiti smessi, a volte laceri e maleodoranti, da indossare per apparire diversi, comici e ridicoli. Una maschera, magari fatta artigianalmente e messa sul viso, completava il travestimento. In piccole compagnie si bussava agli usci delle case domandando il permesso di entrare con la famosa frase: " 'i voliti i mascarati ?". Se la risposta a questa richiesta era affermativa si facevano accomodare all’interno dell’abitato. Era allora consuetudine, per gli abitanti della casa, sforzarsi di indovinare il nome della persona nascosta dal camuffamento. Talvolta passavano diversi minuti prima che il mascherato venisse riconosciuto basandosi solo sulle caratteristiche fisiche e la gestualità.

Dopo che questo gioco del "riconoscimento" era stato completato, venivano offerti dolci e bevande. Il momento più divertente di queste serate era, però, la "battaglia" che si ingaggiava fra gruppi diversi e rivali nell’intervallo tra una casa e l’altra.

Per le strade circolava di tutto: uova marce, farina, ortaggi putrescenti, sacchetti di plastica pieni d’acqua e di altri liquidi, spray imbrattanti, bastoni di ogni materiale.

Si trattava, tuttavia, di una forma di divertimento e sfrenatezza che non sfociava mai in violenza e atti vandalici e distruttivi. Nessuno si è fatto mai veramente male o è stato ferito. Si "giocava", anzi si festeggiava goliardicamente il Carnevale. Queste particolari esternazioni sono, purtroppo, del tutto scomparse. Ma fanno, comunque, parte della cultura e della memoria della comunità.

Mario Vallone - Il Quotidiano della Calabria, pag. 24 - 26 febbraio 2009

La manifestazione politica organizzata da "Partecipazione Democratica"

UN CENTRO DALLE GRANDI POTENZIALITA’

Il Presidente della Provincia De Nisi

incontra i cittadini 

"Impegni specifici ? Quando li prenderemo ve li divulgheremo tempestivamente e vi terremo in considerazione". Ha concluso così il suo intervento il presidente della provincia Francesco De Nisi, ospite d’eccezione dell’incontro organizzato da Raffaele Di Bella, primo dei non eletti alle scorse provinciali con la lista “Partecipazione Democratica”, e dal gruppo dei suoi sostenitori, nei locali dell’ex scuola media di Brattirò. Chi pensava di strappare una promessa concreta dalla bocca del presidente si sbagliava.

L’incontro, il cui tema principale è stato "Drapia: risorse, territorio, futuro", aveva come scopo quello di avanzare delle richieste all’Amministrazione provinciale circa le realtà critiche e le manchevolezze del territorio. L’idea di invitare il presidente in un dibattito pubblico e discutere di tali problematiche era venuta fuori dopo un incontro, una decina di giorni fa, tra Di Bella ed una parte dei suoi sostenitori. Quest’ultimi avevano preparato una vera e propria lista, dettagliata e corposa, su quelli che, a loro detta, sarebbero i principali problemi della zona. "Questo incontro vuole mettere in risalto – ha esordito Di Bella – le problematiche accumulate nel territorio negli anni e che, a volte, non sono state affrontate".

E’ stato lo stesso Di Bella, in veste di moderatore-relatore, a illustrare e commentare, tramite dettagliate e precise slide, le richieste rivolte al presidente. Queste sono state raggruppate in quattro categorie, a seconda del tipo di “impatto” sul territorio di Drapia (locale; ambientale sul comprensorio; socio-culturale; di attenzione e supporto per le associazioni).

"Le nostre leve di azione su tali problemi sono quelle riconducibili ad una buona amministrazione. L’assenza di un consigliere provinciale di Drapia ci induce a contare solo sulla vostra amicizia" - ha concluso Di Bella, con un briciolo di rammarico.

Subito dopo è intervenuto il sindaco Aurelio Rombolà per un breve saluto, pacato, ma leggermente polemico: “le cose dette da Di Bella sono condivisibili - ha affermato il sindaco -. Solo che se prima di stilare questa lista fosse venuto al Comune, avrei potuto metterlo al corrente che alcune di queste cose le stiamo affrontando”.

Non è voluto mancare al tavolo dei relatori Michele Mirabello, Assessore provinciale alla Cultura, mentre Bruno Censore, Consigliere regionale, a causa di impegni importanti, non è riuscito a garantire la sua presenza. ”E’ un doppio piacere per me perché incontro tanti amici e perché sono originario di Drapia – ha affermato Mirabello -. Questa zona vive di identità propria, non vive più della luce riflessa di Tropea e Capo Vaticano. Qui ci sono idee ed imprenditoria capace, specie nella ristorazione. ”Secondo il giovane neo-Assessore provinciale, “i problemi comunque ci sono”, anche se l’amministrazione “ si è comportata bene.”

Collegandosi poi a Di Bella, che aveva accennato alla mancanza di un portavoce del territorio all’interno del Consiglio provinciale,  ha concluso: "il problema della rappresentanza non me lo porrei. Se può bastare mi faccio portavoce io di questo territorio". Dopo Mirabello hanno preso la parola alcuni presenti per delle interessanti considerazioni. Giuseppe Mollo, ex sindaco del comune e figura di spicco della politica locale, ha posto l’accento sulla necessità di conoscere bene le problematiche del territorio e sul significato di una simile riunione in un momento politico particolare. Cecilia Simonelli, candidata alle scorse provinciali, ha avuto il merito di spostare l’attenzione sul futuro del territorio e sui nostri giovani. In particolare, sulla necessità di difendere le scuole del comune che, dopo la recente riforma, rischieranno seriamente la chiusura.  Sulla sua stessa linea il brevissimo intervento dell’ing. Michele Locane.

E’, infine, arrivato l’atteso momento di De Nisi. Prima di entrare nel tema specifico della serata, il presidente ha fatto alcune osservazioni sulla necessità, ad ogni livello, di trovare spirito unitario e costruttivo,  perché “le esigenze pongono necessità di ragionare in modo concorde. Una delle differenze tra nord e sud – ha  spiegato- è proprio questa:  se ci sono problemi seri del territorio li si trovano tutti sulla stessa onda per il bene comune. Ad esempio, i gruppi PD in Lombardia non sono a priori contro il federalismo perché lo ha proposto la Lega.

Qui in Calabria, invece, siamo sempre l’uno contro l’altro. Solo perché lo propone una parte, per l’altra è da buttare”. Parlando più specificatamente di Drapia, De Nisi ha sottolineato come sia “uno dei centri con più possibilità di sviluppo e potenzialità straordinarie. Si è detto convinto che “lo sviluppo turistico futuro è nell’immediato entroterra, ma dovete essere bravi a programmarlo nel vostro Piano Strutturale. Noi, come amministrazione provinciale - ha aggiunto - vi saremo vicini. Cercheremo di fare il massimo.” Non si è voluto sbilanciare circa le infrastrutture da migliorare nel comune, ma ha accennato a qualcosa di concreto per mettere a posto il campo di S.Angelo (una delle poche strutture in provincia dotate della pista di atletica leggera), e sviluppare la variante di Caria. “De Nisi, nonostante il momento delicatissimo collegato alla raccolta dei rifiuti nella provincia, ha voluto rimarcare come la sua Amministrazione si stia sforzando di pensare, non solo alla viabilità, ma anche ai trasporti pubblici locali, perché “il turismo è anche facilità di comunicazione”. Quanto a promesse concrete, nessuna certezza. Neppure quando Di Bella lo ha ulteriormente sollecitato. Ai promotori dell’incontro, cui va dato il merito di aver organizzato un dibattito democratico aperto al pubblico, non resta che vagliare altre vie, più coraggiose e propositive, per rilanciare con convinzione lo sviluppo del territorio.

Pubblicato su: Quotidiano della Calabria - il 18.11.2008

 Mario Vallone

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