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 Le Devozioni Popolari del Comune di Drapia

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Comunicazione del Parroco di Caria e Drapia Don Antonio Gennaro:

Volevo segnalare il nuovo sito della Parrocchia Immacolata Concezione di Drapia e Trasfigurazione di Caria indirizzo è:

 http://www.parrocchiadrapiaecaria.weebly.com

Esso offre informazioni e avvisi relativi alle due parrocchie.

Inoltre nell'homepage vi è il link per la liturgia di ogni giorno.

Tanti saluti. Don Antonio Gennaro.

Le Devozioni Popolari nel Comune di Drapia

Origine dei culti dei santi venerati nelle comunità di Drapia

di Francesco Pugliese

Notizie Generali: Le Devozioni popolari oltre ad essere espressioni di profonda fede religiosa, per i piccoli centri, come quelli della comunità Drapiese rappresentano anche importanti momenti culturali, momenti di aggregazione; costituiti da riti e tradizioni che i nostri padri ci hanno trasmesso e sono entrati a far parte della nostra storia cultura e tradizione, momenti che ogni comunità attende per un anno intero.

- Ma da dove hanno avuto origine ?

- Chi sono i Santi venerati in queste comunità ?

Ecco alcune brevi notizie su:

I santi Medici Cosma e Damiano veneratissimi in Brattirò;

l’origine e la Devozione della Vergine del Carmelo Veneratissima in Caria;

San Sergio Martire invocato come Protettore del paese di Drapia;

la Figura di San Acindino Martire Venerato Come patrono di Gasponi.

Notizie tratte da:

- Il Dizionario  dei Santi e dei Beati.

- Santi Medici e Martiri Cosma e Damiano Sac. Ferdinando Rombolà

Revisione a cura di Don Giuseppe Furchì - 1999

Maria S.S. del Carmelo Madre e Regina del Popolo Cariese di Don Giuseppe. Furchì – Don Sergio Meligrana – Francesco Pugliese 2004

"Santi Medici e Martiri Cosma e Damiano"

sec. III, inizio sec. IV

Memoria Liturgica: 26 Settembre (giorno in cui subirono il martirio)

Festa a Brattirò: 25/26/27 settembre (festività - Protettori) Patroni dei, Medici, Chirurghi, Farmacisti, Parrucchieri.

 Etimologia: Cosma (dal greco)    = ben ordinato, bello.

 Etimologia: Damiano (dal greco) = domatore, o del popolo.

 Emblema: Palma (simbolo del martirio), Strumenti chirurgici

Martirologio Romano: Santi Cosma e Damiano, martiri, che si ritiene abbiano esercitato a Ciro nella provincia di Eufratesia, nell’odierna Turchia, la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite prestazioni mediche perciò detti "anàrgiri".

Notizie:

Il culto di Cosma e Damiano è attestato con certezza fin dal V secolo.

Si hanno informazioni abbondanti e di grande interesse sul culto che Cosma e Damiano hanno avuto già poco tempo dopo la morte: dedicazione di chiese e monasteri a Costantinopoli, in Asia Minore, in Bulgaria, in Grecia, a Gerusalemme.

La loro fama è giunta rapida in Occidente, partendo da Roma, con l’oratorio dedicato loro da papa Simmaco (498- 514) e con la basilica voluta da Felice IV (526-530). I loro due nomi, poi, sono stati pronunciati infinite volte, sotto tutti i cieli, ogni giorno a partire dal VI secolo, nel Canone della Messa, che dopo gli Apostoli ricorda dodici martiri, chiudendo l’elenco appunto con i loro nomi: Cosma e Damiano.

Poco si sa invece della loro vita. Li ricorda il Martirologio Romano, ispirandosi a una narrazione che vuole Cosma e Damiano nati in Arabia. Sono fratelli (secondo alcuni gemelli) e cristiani. Per invito dello Spirito Santo, si dedicano alla cura dei malati, dopo aver studiato l’arte medica in Siria. Ma sono medici speciali, appunto in virtù della loro missione: non si fanno pagare. Di qui il soprannome di anàrgiri (termine greco che significa “senza argento”, “senza denaro”). Solo una volta, si narra – e contro la volontà di Cosma –, Damiano ha accettato un compenso da una donna che ha guarito: tre uova. Per non litigare con Cosma, Damiano riportò indietro le uova.

Questa attenzione ai malati è pure uno strumento efficacissimo di apostolato cristiano. E appunto l’opera di proselitismo costa la vita ai due fratelli, martirizzati insieme con altri cristiani. In un anno imprecisato del regno dell’imperatore Diocleziano (tra il 284 e il 305, forse nel 303), il governatore romano li sottopone a torture inaudite: a causa del loro rifiuto nel rinnegare Cristo vengono Buttati nel fuoco, colpiti da dardi infuocati, legati e buttati nei flutti del mare, ma Cosma e Damiano escono sempre vittoriosi. Infine ricevono la palma del Martirio perché il governatore li fa decapitare. Questo avviene a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia) dove i martiri vengono sepolti. Un’altra narrazione dice che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. Ma abbiamo la voce di Teodoreto, vescovo appunto di Ciro, uno dei grandi protagonisti delle battaglie dottrinali nel V secolo: e questa voce parla di Cosma e Damiano, "illustri atleti e generosi martiri", con ammirazione e affetto di concittadino.

Il culto per i due guaritori, passato dall’Oriente all’Europa, "si mantenne straordinariamente vivo fino a tutto il Rinascimento, dando luogo a un’iconografia tra le più ricche dell’Occidente, specie in Italia, Francia ,Germania.

Brattirò e i santi Medici

Grandissima è la devozione verso i santi medici e martiri Cosma e Damiano a Brattirò che vengono solennemente festeggiati nelle giornate del 25/26/27/settembre con grande partecipazione di fedeli che giungono anche dai tanti paesi limitrofi.

Tradizionalmente il 18 settembre ha inizio la novena che prepara i fedeli alla festa del 27 settembre.

Nel giorno dei santi, Santa messa solenne davanti al sagrato della chiesa Dedicata a san Pietro (Patrono di Brattirò) e processione con il simulacro dei santi medici per le vie cittadine. Processione che si ripete poi nella prima o seconda domenica del mese di ottobre. Caratteristica dei festeggiamenti in onore dei santi medici a Brattirò è la grande fiera che si snoda nelle vie cittadine nei giorni 25/26/27 settembre. Suggestiva l’uscita del simulacro dei Santi dalla Chiesa Parrocchiale, salutata da abbondante sparo di Fuochi e lancio di palloncini colorati.

"Beata Vergine Maria del Monte Carmelo"

Memoria Liturgica: 16 Luglio (apparizione della Vergine a Simone Stok)

Festa a Caria: 14/15/16 Luglio (Solennità Patronale)

Etimologia: Maria = dall'ebraico, amata da Dio, dall'egiziano; signora, Carmelo Karmel= giardino, paradiso di Dio.

Patrona e regina delle Anime del Purgatorio e di tutti i defunti – Madre del Suffragio

Emblema: Scapolare o Abitino

Martirologio Romano: Beata Maria Vergine del Monte Carmelo, dove un tempo il profeta Elia aveva ricondotto il popolo di Israele al culto del Dio vivente e si ritirarono poi degli eremiti in cerca di solitudine, istituendo un Ordine di vita contemplativa sotto il patrocinio della santa Madre di Dio.

Notizie:

La devozione spontanea alla Vergine Maria, sempre diffusa nella cristianità sin dai primi tempi apostolici, è stata man mano nei secoli, diciamo ufficializzata sotto tantissimi titoli, legati alle sue virtù, ai luoghi dove sono sorti Santuari e chiese che ormai sono innumerevoli, alle apparizioni della stessa Vergine in vari luoghi lungo i secoli, al culto instaurato e diffuso da Ordini Religiosi e Confraternite, fino ad arrivare ai dogmi promulgati dalla Chiesa. Maria racchiude in sé tante di quelle virtù e titoli, nei secoli approfonditi nelle Chiese di Oriente ed Occidente con Concili famosi e studi specifici, tanto da far sorgere una terminologia ed una scienza “Mariologica.

Ma il culto mariano affonda le sue radici, unico caso dell’umanità, nei secoli precedenti la sua stessa nascita; perché il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.) dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia, salvando così Israele da una devastante siccità.

In quella nube piccola “come una mano d’uomo” tutti i mistici cristiani e gli esegeti, hanno sempre visto una profetica immagine della Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.

La Tradizione racconta che già prima del Cristianesimo, sul Monte Carmelo si ritiravano degli eremiti, vicino alla fontana del profeta Elia, poi gli eremiti proseguirono ad abitarvi anche dopo l’avvento del cristianesimo e verso il 93 un gruppo di essi che si chiamarono poi ”Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, costruirono una cappella dedicata alla Vergine, sempre vicino alla fontana di Elia dando origine così ad un gruppo che con il passare del tempo costituirà l’ordine Carmelitano, uno degli ordini religiosi oggi più diffuso nel mondo.

Secondo la Tradizione, 16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre generale dell'Ordine, beato Simone Stock, al quale diede lo «scapolare» col «privilegio sabatino», ossia la promessa della salvezza dall'inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte. Successivamente i carmelitani a lasciata la Palestina a causa dell’invasione saracena, i monaci Carmelitani, come ormai si chiamavano, fuggirono in Occidente, dove fondarono diversi monasteri: Messina e Marsiglia nel 1238; Kent in Inghilterra nel 1242; Pisa nel 1249; Parigi nel 1254, diffondendo il culto di Colei che: “le è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2).

Alla Madonna del Carmine, come è anche chiamata, sono dedicate chiese e santuari un pò dappertutto, essa per la promessa fatta con lo scapolare, è onorata anche come “Madonna del Suffragio” e a volte è raffigurata che trae, dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate. Particolarmente a Napoli è venerata come S.Maria La Bruna, perché la sua icona, veneratissima specie dagli uomini nel Santuario del Carmine Maggiore, tanto..”. legato alle vicende seicentesche di Masaniello, cresciuto alla sua ombra, è di colore scuro e forse è la più antica immagine conosciuta come ‘Madonna del Carmine’.La sua ricorrenza liturgica è il 16 luglio, giorno in cui nel 1251, apparve al beato Simone Stock, porgendogli l’ “abitino”.

Caria e la Madonna del Carmelo

Grande devozione fiducia e attaccamento nutre il popolo Cariese per la Madonna del Carmelo che viene solennemente festeggiata il 14/15/16 Luglio. Alla Vergine del Carmelo Viene attribuito il cosiddetto “miracolo della Tempesta” ; la Madonna avrebbe salvato da un terribile naufragio Giuseppe Pugliese da Caria durante il ritorno dalle americhe che proprio alla Madonna del Carmelo si era affidato in quell’ora di pericolo. Giunto sano e salvo a Caria, Giuseppe costruì la Chiesa alla “sua” Madonna. La veneratissima statua della vergine ogni anno nell’ultima domenica di Giugno lascia la sua chiesa per essere trasportata ed esposta alla venerazione dei fedeli nella chiesa parrocchiale.

Il sette di Luglio ha inizio la sacra novena in preparazione alla solennità del 16 Luglio. Nel giorno della Madonna Solenne celebrazione alle ore 11.00 e in serata solenne processione per le vie cittadine con il simulacro della vergine. Emozionante l'uscita della statua della Vergine dalla Chiesa, ornata da un artistico arco di fiori e accolta all’uscita sul sagrato da una cascata di fiori colorati.

La seconda Domenica di agosto si svolge la terza processione con la sacra effige che chiude le liturgie. Il 10 di maggio si svolge la fiera della Madonna del Carmelo.

"San Sergio Martire"

† Rusafah in Siria 310 d.c.

Memoria liturgica: 7 Ottobre (giorno in cui subì il martirio)

Festa a Drapia: Prima domenica d’Ottobre

Festività-Protettore)

Emblema: Spada – Palma (Martirio)

Patrono: delle Milizie

Martirologio Romano: Nella regione di Rusafah in Siria presso il fiume Eufrate, santi Sergio e Bacco, martiri.

Notizie:

Santi SERGIO e BACCO, martiri in Siria.

Questi due santi martiri orientali, ebbero nell’antichità una grande venerazione sia in Oriente che in Occidente, benché le notizie che li riguardano hanno scarso valore storico, ad ogni modo di esse rimangono redazioni in diverse lingue.

Sergio e Bacco erano soldati delle Legioni di confine, ed occupavano un alto grado nel palazzo di Massimino Daia († 313), divenuto Cesare nel 305 con il governo dell’Oriente; accusati come cristiani da nemici invidiosi, furono condotti al tempio di Giove ed invitati a sacrificare, ma essi rifiutarono, venendo così degradati e fatti girare per dileggio per le vie della città, vestiti da donna. Lo stesso imperatore fece invano un tentativo di farli apostatare, essi poi furono inviati da Antioco, prefetto della Provincia Siro-Eufratese, perché fossero uccisi. Nel ‘castrum’ di Barbalisso, Bacco fu sottoposto ad una cruenta flagellazione, tanto spietata che sotto i colpi morì; il suo corpo fu lasciato insepolto, ma di notte i cristiani lo raccolsero seppellendolo in una grotta vicina. Sergio invece fu costretto a camminare con dei chiodi conficcati nei piedi, attraverso i ‘castra’ di Saura, Tetrapirgio e Rosapha, finché in quest’ultima città fortificata venne decapitato. Venne sepolto nello stesso luogo del martirio e sulla sua tomba venne eretta una piccola chiesa; quando finite le persecuzioni, tornò la pace anche per i cristiani, accanto al ‘castrum’ di Rosapha, fu costruita una grande chiesa, in cui venne trasferito il corpo del martire, nel giorno anniversario della sua morte, il 7 ottobre. Il culto per Sergio fu certamente più diffuso, lasciando talvolta in ombra quello di Bacco; (così come avviene a Drapia nella quale si festeggia solo San Sergio) a testimonianza che essi furono uccisi a pochi giorni l’uno dall’altro, in Siria venivano celebrati il 1° ottobre (Bacco) e il 7 ottobre (Sergio) ma poi la celebrazione venne unificata al 7 ottobre, sia in Oriente che in Occidente. Ad aumentare il culto per S. Sergio, contribuì senz’altro la costruzione della grandiosa basilica nella Frigia, nel secolo V, da parte del vescovo Alessandro di Gerapoli; attorno al tempio divenuto meta di pellegrinaggi e al quale accorrevano anche le tribù nomadi a sud dell’Eufrate, si formò un villaggio che Giustiniano imperatore, chiamò Sergiopoli, arricchendolo di molte opere come acquedotti e fortezze. I miracoli avvenuti a Sergiopoli, diffusero il culto anche in Occidente, mentre in tutti gli Stati Medio-Orientali, sorsero tante chiese dedicate a S. Sergio; le reliquie proprio per questa diffusione, erano sparse dappertutto. Chiese in loro onore esistevano anche a Roma e Ravenna; nel periodo bizantino Sergio e Bacco furono invocati come protettori delle milizie e nei secoli dal VI all’XI sono stati sempre effigiati come ufficiali con la collana d’oro dei dignitari di corte.

Drapia e San Sergio

L’antico Monastero / Convento dei Santi Sergio e Bacco

Drapia festeggia San Sergio martire suo protettore la prima domenica di ottobre. La comunità Drapiese custodisce una statua del santo che regge in mano una ricostruzione fedele della chiesa parrocchiale di Drapia simboleggiando la protezione del santo sul paese. Il Culto del santo a Drapia è legato all’antico convento di San Sergio e Bacco edificato nel 700 dai Basiliani. Il Cenobio fu meta di vari santi penitenti. Era fornito d’orto, di un proprio boschetto di una fonte d’acqua salubre detta "Vardaru". Sempre meta di pellegrinaggi da parte dei cittadini di Tropea, nell’anno 1222,con una bolla di Onorio III, il monastero ricevette una visita particolare. Due delegati Apostolici, cioè del vescovo di Crotone e dall’Abate Grottaferrata. Avanti negli anni il Monastero venne abbandonato dai Brasiliani perchè stava andando in rovina a causa del cedimento del sottosuolo. Dopo essere stato riparato, il Vescovo di Tropea, Nicolò Acciopaccio, nell’anno 1421, lo consegnò ai Francescani che lo rifondarono Come Convento dei Santi Sergio e Bacco. Prozio in questo Periodo fu guardiano del Convento San Bernardino da Siena. Per secoli si conservò nel Monastero lo scudo che il Santo portava con sé nelle sue missioni. Successivamente il terremoto del 5 febbraio 1783 lo distrusse in maniera tale che ai nostri giorni non rimangono che pochi ruderi, qualunque quadro, una statua di Santa Domenica conservati nella chiesa Parrocchiale di Drapia e il bellissimo e preziosissimo tabernacolo in marmo con porticina in argento trasportato a Caria e incastonato all’altare Maggiore della Chiesa Parrocchiale Visibile ancora oggi.

"S. ACINDINO Martire"

† Isfahan (Persia), 341/345 d.c.

Memoria  Liturgica: 2 Novembre

Festa a Gasponi: 3 Novembre (solennità’ patronale) Sant’Acindino o Acendino, il cui nome deriva dal soprannome romano ‘Acidinus’, che significa “leggermente acido”,

 Emblema: Palma simbolo del Martirio

 Martirologio Romano: In Persia, Acindino, insieme ai suoi fratelli Pegasio, Aftonio, Elpidiforo, Anempodisto e numerosi loro compagni patirono il martirio in odio alla fede cristiana sotto il re Sapore II di Persia, tra gli anni 341 e 345.

Notizie:

Questi santi martiri in Persia, sono menzionati in una ‘passio’ greca del tempo di Eraclio (610-614), storicamente di scarso valore, che ci è pervenuta in una rielaborazione di Simeone Metafraste, agiografo bizantino del X secolo, e in una versione latina nel codice 1622 dell’Università di Padova.

La vicenda narrata dalla ‘passio’, si svolse al tempo del re di Persia Sapore II (310-379); infuriando le persecuzioni contro i cristiani, che in contrapposizione alla libertà di culto concessa dall’imperatore romano Costantino il Grande nel 313, furono considerati dai persiani, una ‘quinta colonna dell’Impero romano, con cui Sapore II era in ostilità. Il re fece catturare Acindino, Pegasio e Anempodisto ferventi cristiani, i quali furono sottoposti ad interrogatorio e torturati secondo la prassi del tempo, ma poi furono miracolosamente risanati, le loro catene si spezzarono e si fusero, mentre una violenta bufera si abbatté sulla città reale di Isfahan; mentre Sapore II perdette la voce, che riacquistò per intercessione degli stessi martiri.

Come per altri racconti antichi sul martirio dei cristiani, il supplizio non si fermò qui; i quattro cristiani furono immersi nel piombo fuso e ne uscirono illesi, fra lo stupore dei carnefici, dei quali uno, Aftonio, si convertì e fu subito decapitato; si tentò di ucciderli gettandoli in mare chiusi in un sacco, ma essi risalirono dalle onde incolumi.

Intanto nel Senato persiano, Elpidoforo e altri senatori, avevano preso le difese dei cristiani, pagando anch’essi con la vita il loro coraggio. Alla fine Acindino, Pegasio e Anempodisto, furono bruciati vivi a Isfahan, era circa il 350 d. C.

Le loro reliquie furono più tardi traslate a Costantinopoli e venerate in una chiesa a loro dedicata; nel 1204 durante la quarta crociata, una reliquia di Acendino finì in Francia a Vedans e da lì nell’abbazia di Rosières; fu perduta durante la Rivoluzione Francese e ritrovata un secolo dopo, nel 1892 a Grozon. I santi martiri sono venerati in Oriente e in Occidente il 2 novembre e particolarmente ricordati dalla Chiesa Bizantina; sono raffigurati nella celebre Pala d’Oro della Basilica di San Marco a Venezia.

Gasponi e San Acindino

Il Culto verso San Acindino a Gasponi è Antichissimo. Secondo la Tradizione locale accreditata anche da alcune fonti storiche la devozione verso questo Santo è presente in questa località fin dal lontano medioevo, quando sorgeva in questa contrada un monastero basiliano, al quale si deve la diffusione della devozione verso questo santo. A S. Acindino detto dilettalmente Chindalo è dedicata la Chiesa Parrocchiale del Paese e a lui stesso è dedicata la Parrocchia. Si Festeggia il 3 di novembre anche se la data a lui dedicata dalla chiesa è quella del 2 di novembre.

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